Sono più di 83 milioni di messicani chiamati oggi alle urne per eleggere il nuovo presidente della Repubblica, il Parlamento (Camera e Senato) e, tra l'altro, otto governatori, il nuovo capo di governo di Città del Messico e 1164 sindaci. Il voto più atteso è quello per il successore del presidente conservatore Enrique Pena Nieto. L'elezione si svolge con il sistema maggioritario a turno unico, che garantisce la vittoria immediata. Grande favorito è Andrès Manuel Lòpez Obrador detto «Amlo», sconfitto già nel 2006 e nel 2012, per il quale dovrebbe essere la volta buona. Lòpez Obrador, 65 anni, è esponente del «Movimento di rigenerazione nazionale» (Morena), di sinistra e populista, appoggiato dalla coalizione «Juntos haremos historia» formata dal Partito del Lavoro e dal Partito Incontro Sociale. Viene accreditato di circa il 52 per cento dei voti, con grande vantaggio rispetto agli sifdanti che sono Josè Antonio Kuribrena (alla guida della coalizione «Tutti per il Messico»), Ricardo Anaya Cortès (a capo della coalizione «Per il Messico al Fronte») e gli indipendenti Jaime Rodrìguez Calderòn e Margarita Zavala, moglie quest'ultima dell'ex presidente Felipe Calderòn.
La campagna elettorale si ricorderà come la più violenta della storia messicana, con un totale di 135 (due nelle ultime ore, nello Stato di Guerrero e a Oaxaca) personalità politiche uccise, di cui 20 candidati e 28 aspiranti candidati.,- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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