Guerra in Ucraina

"Orban disallineato, vi spiego perché FdI è filo-Ucraina"

Nicola Procaccini, europarlamentare di Fdi, ricorda le posizioni della destra italiana sull'autodeterminazione dei popoli. E se le bandiere sovietiche suscitano brutti ricordi, la posizione di Orban rispetto a Visegrad è "disallineata"

"Orban disallineato, vi spiego perché FdI è filo-Ucraina"

Nicola Procaccini, europarlamentare di Fdi iscritto al gruppo dell'Ecr a Strasburgo e Bruxelles, ribadisce il posizionamento del partito di Giorgia Meloni sulla guerra scatenata da Vladimir Putin in Ucraina e rivendica la continuità con le posizioni assunte dalla destra nella sua storia. Le bandiere dell'Urss usate dallo "Zar" - dice il meloniano - hanno suscitato "impressione", oltre che condotto la memoria a tragedie del passato. E su Orban: "Posizione abbastanza disallineata rispetto agli altri paesi di Visegrad".

Fratelli d'Italia è con l’Ucraina di Zelensky. C’è chi non se lo aspettava.

"Fdi è per la libertà dei popoli in generale. Naturale che sia anche per la libertà di autodeterminazione del popolo ucraino, purtroppo violentata in queste settimane dalla guerra di Putin. D'altra parte, questa è sempre stata la posizione della destra italiana. Da Piazza Tienanmen a Budapest '56, passando per la Primavera di Praga".

La Meloni sostiene che in Europa ci sia bisogno di più premier come i tre che sono andati da Zelensky. Ma tra i Paesi di Visegrad le posizioni sono differenziate.

"La scelta dei tre premier conservatori di recarsi a Kiev, malgrado i bombardamenti in corso, è stata straordinaria sia sotto il profilo politico che del coraggio personale. Due di loro, il premier polacco e quello ceco afferiscono al nostro gruppo politico a livello europeo. Dopo di che, ogni nazione ha delle proprie specificità, anche rispetto alla crisi geopolitica in corso. Credo sia inevitabile che i rispettivi rappresentanti istituzionali debbano tenerne conto".

Però Fdi, anche per via della vostra storia politica e dell'antica posizione sulla invasione di Budapest, non la pensa come Orban questa volta.

"Orban ha una posizione abbastanza disallineata rispetto agli altri paesi di Visegrad. Credo dipenda essenzialmente dalla stretta dipendenza del proprio sistema energetico dal gas russo. Oltre che da un certo intensificarsi dei rapporti con Mosca che però è anche responsabilità dell’Unione Europea. In questi anni ho assistito personalmente, al Parlamento europeo, a una brutale criminalizzazione di Orban e del governo liberamente eletto dagli ungheresi. Questo ha spinto Budapest verso il Cremlino. Basti pensare alle cosiddette "condizionalità" che tengono in ostaggio il Recovery plan ungherese, malgrado infuri una guerra al confine e malgrado l'Ungheria, come la Polonia e le altre nazioni limitrofe stiano accogliendo milioni di profughi ucraini".

Putin sembra voler ricreare una nuova cortina di ferro. Una volta la destra era per la “terza via”. In questo caso quale strada perseguirete?

"Non credo che gli schemi siano gli stessi ante caduta del Muro di Berlino. In pochi anni lo scenario geopolitico è radicalmente cambiato. Basti pensare all’irrilevanza della Cina nel secolo scorso rispetto al suo peso odierno. Comunque, la strada che perseguiremo sarà sempre quella dell’interesse italiano. Che nell’attuale scenario corrisponde all’interesse occidentale".

Avete votato Roberta Metsola come presidente del Parlamento europeo.

"Abbiamo votato una persona in gamba che la pensa come noi sui cosiddetti valori non negoziabili, come la difesa della vita, della famiglia, della tradizione religiosa e culturale. Ogni scelta di Fdi, sia in Italia che in Europa, viene fatta sempre con coerenza e puntualità".

Putin è l’erede autocrate dell’Imperialismo russo o ci vedete ormai qualcosa di riconducibile all’atteggiamento dell’Urss?

"Come dicevo prima, gli schemi geopolitici di oggi non sono sovrapponibili a quelli della guerra fredda. Lo stesso Putin mi pare faccia molta confusione sul piano storico ogni qualvolta tenti di dare credibilità alle sue scelte strategiche. Certo, mi hanno fatto molta impressione le bandiere dell’Unione Sovietica sui carri armati russi che invadevano l’Ucraina. Sembrano scene già vissute nel secolo scorso. E sono convinto che dopo l’Ucraina verrebbe il turno degli altri Stati che appartenevano all’Urss. Per questo bisogna essere lucidi e valutare bene le opzioni, ma senza tremare".

Sembra tutto pronto per la Difesa comune europea.

"Non penso sia tutto pronto. Anzi, credo ci voglia ancora molto per raggiungere quest’obiettivo. A cominciare da una politica estera comune. Nel merito, ricordo di aver attaccato manifesti a favore dell’esercito europeo già 30 anni fa. Ed è coerente con la nostra idea di Unione Europea oggi. Un’alleanza permanente di popoli che stanno insieme sui grandi temi e non sulle minutaglie burocratiche. Il nostro messaggio europeo "fare meno, fare meglio" vuol dire esattamente questo".

L'esodo ucraino è il trattato di Dublino: sembra che anche Visegrad sia ormai pronta al principio di equa distribuzione.

"Assolutamente no. Parliamo di due cose profondamente diverse. Un conto è accogliere le donne e i bambini che fuggono dalle loro terre bombardate vigliaccamente. Si tratta di un dovere persino pre politico che le nazioni dell’Europa dell’Est stanno assolvendo con enorme generosità. Tutt’altra cosa è l’ingresso massivo e indiscriminato di immigrati illegali a cui ci opponiamo con fermezza. Tutto mi si può dire tranne che sia un populista, ma non riesco a non pensare che quei tunisini protagonisti dello stupro di madre e figlio a Roma non avrebbero dovuto essere in Italia.

E da dove arriva la maggior parte degli immigrati illegali scaricati dalle navi ong sulle nostre coste? Dalla Tunisia, dove non c’è alcuna guerra in corso".

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