"Mi sento turbato". Le voci sull'elezione e l'ansia di Parolin favorito in San Pietro

Il messaggio all'amico d'infanzia Roberto: "Papa? Non so cosa sia meglio per me"

"Mi sento turbato". Le voci sull'elezione e l'ansia di Parolin favorito in San Pietro
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«Tre giorni fa gli ho mandato un messaggio, ora non risponde più. Gli ho detto che non sapevo quale fosse la cosa migliore per lui. Mi ha risposto che neppure lui lo sa, e che è un po' turbato». Inizia così, con il frammento di una conversazione recente con il cardinale Pietro Parolin, il racconto di Roberto Apo Ambrosi, cantante, oste ed ex compagno di scuola del porporato italiano. La maggioranza degli osservatori danno «don Piero» - come lui insiste nel farsi chiamare -, come favorito per la successione al soglio di Pietro. E le voci sono tante. Un compito - quello a cui potrebbe essere chiamato - tutt'altro che semplice. L'amicizia tra il cantante-oste e «don Piero» si è consolidata negli anni, come testimoniano le tante foto che Ambrosi ci mostra. Dai pranzi nell'osteria «Angelo e Diavolo» di Marostica, il «mondo» di Apo Ambrosi, ai dolcetti di pasta frolla con marmellata di amarene: «Glieli ho portati spesso anche se per lui restano una tentazione».

La storia di Roberto e di «don Piero» fa pensare al «Bandito» e al «Campione» di Francesco De Gregori. Quella che racconta il legame tra Sante Pollastri e Costante Girardengo. Uno dei capolavori del cantante di Roma, guarda caso, compagno di scuola di un altro «papabile»: il cardinal Matteo Maria Zuppi. Sono i paralleli del Conclave del 2025. «Può andar bene quella canzone», dice il compagno di scuola di Parolin. «Ma forse è meglio la Leva calcistica del '68». E intona: «Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore». Poi aggiunge: «Gliela dedico». L'oste di Marostica ha già cantato queste strofe, almeno in un'altra occasione, insieme a un altro suo grande amico: il calciatore Paolo Rossi, l'eroe dei mondiali dell'82. «C'è anche il video su YouTube», segnala l'ex compagno di scuola del «papabile». Ma c'è un altro trait d'union. «Quando don Piero è diventato cardinale, eravamo nella Basilica di San Pietro insieme, io e Paolo». C'erano ancora sia Papa Francesco sia il Papa emerito Benedetto XVI. «Molti cardinali, quando hanno visto Rossi, si sono fermati a raccontargli cosa facessero mentre lui portava l'Italia sul tetto del mondo». E il porporato? «Non è un gran tifoso». E se «don Piero» a scuola non brillava in ginnastica o negli altri sport, lo stesso non si può dire per i temi d'italiano o per il resto delle materie, ci confida il cantante. Una vocazione, forse, che scriveva già il suo cammino. Il cardinale Pietro Parolin, già segretario di Stato, non potrà più rispondere ai messaggi di Apo Ambrosi per un po': oggi è il giorno dell'extra omnes. «I telefonini dei cardinali resteranno a Casa Santa Marta, torneranno in loro possesso a fine Conclave», ha spiegato il portavoce della Sala Stampa Matteo Bruni. Niente comunicazioni con l'esterno, com'è tradizione che sia.

Parolin parte favorito. In questi giorni, gli sono stati attribuiti dai 40 ai 60 voti, a seconda della ricostruzione. La sensazione è che la brevità sia l'alleata principe, se così si può dire, di «don Piero». Se il Conclave dovesse durare poco, l'elezione dell'ex segretario di Stato sarebbe favorita. Se invece la «fumata bianca» non dovesse arrivare entro venerdì, massimo sabato, la «candidatura» del porporato veneto potrebbe tramontare. Di solito, con i «favoriti», funziona così. Sono le logiche del Conclave, che sarà anche una «danza d'intrighi», per noi laici, ma che resta anche un' invocazione allo Spirito Santo per chi laico non è. L'oste, il cantante di Marostica, che da Schiavon dista soltanto cinque minuti, invia un altro messaggio al suo amico.

Lo sa che «don Piero» non replicherà. L'augurio è doppio. Il primo: «Che il vento sia favorevole». Il secondo: «Che la vita ci ritrovi uguali». Del resto si sa che un giocatore «lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia».

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