Cronache

La microtassa sulle sigarette fai da te? Un mega danno: in fumo cento assunzioni

Dalla sera alla mattina un'azienda florida colpita a morte: fatturato a -86%

La microtassa sulle sigarette fai da te? Un mega danno: in fumo cento assunzioni

Un tempo si diceva «fatta la legge, trovato l'inganno». Ora è la legge che ti inganna. C'è un piccolo caso che andrebbe studiato nelle università. Per non ripeterlo mai più. A ricostruire la storia è Marco Fabbrini, amministratore delegato di International tobacco agency, società di Treviso, leader nella distribuzione di prodotti e accessori per il tabacco.

Partiamo dall'inizio: l'ultima legge di bilancio. La maggioranza di governo è alla disperata ricerca di risorse, raschiando il barile per ricavare qualche prebenda da distribuire al proprio elettorato di riferimento, viste le scadenze elettorali in arrivo. Per farlo ipotizza una serie di tasse da giustificare con argomenti alla moda: gabelle «verdi» o etiche, dal dubbio effetto concreto sull'ambiente o la salute, ma necessarie a chiudere il bilancio. Nascono così le contestate sugar tax e plastic tax, ma non ci si risparmia nemmeno un intervento sul fumo, andando a colpire l'alternativa cui molti fanno ricorso per sfuggire al continuo rincaro dei prezzi delle bionde: le sigarette fai-da-te. Viene introdotta una tassa su cartine e filtri, pari a 0,036 centesimi di euro per cartina: fa 3,6 centesimi a pacchetto da 100. Una delle cosiddette microtasse che hanno caratterizzato la prima legge di bilancio giallorossa, nonostante il premier Conte giurasse che non c'erano nuove tasse.

Il problema nasce innanzitutto dai tempi. La legge di bilancio viene approvata in extremis il 27 dicembre 2019 e prevede la tassa, ma richiede un provvedimento applicativo. «Ricordo che stavo andando tranquillo a festeggiare capodanno -rievoca Fabbrini- quando per caso ho guardato il sito dell'autorità del settore, l'Aams, e ho visto il documento». L'amministrazione delle Dogane emana il 31 dicembre una determinazione direttoriale in cui comunica gli operatori che dal giorno dopo non solo scatterà la tassa, ma cartine e filtri non potranno più essere venduti on line e nei negozi etnici. I tabaccai potranno continuare a venderle. La motivazione del provvedimento è che solo così si potrà applicare la nuova imposta fin dal primo gennaio. Per gli operatori del settore è il caos: grossisti che si vedono costretti a cambiare la propria rete di distribuzione nella notte di capodanno, negozianti che magari hanno già fatto scorta e saranno costretti a togliere i prodotti dagli scaffali e ridarli indietro. «Per noi è stato un disastro -rievoca Fabbrini- a gennaio il fatturato è crollato dell'86 per cento e finora a febbraio del 50. Posso anche capire che si impongano tasse di questo genere ma su tempi e modi perché non ascoltare le categorie?». Le conseguenze per la Ita di Treviso sono già pesanti: l'azienda che ha 280 dipendenti era in forte espansione, ora ha cancellato un piano di 100 assunzioni. E il futuro è incerto. Anche per lo Stato: ha previsto di incassare 30 milioni. Ma con il mercato ufficiale (non quello sommerso) che frena, si sta già perdendo gettito Iva.

E il divieto di vendita on line si rivela un boomerang. Le grandi piattaforme come Amazon hanno messo al bando i grossisti italiani. Ma in Rete i confini non esistono e si ordina tranquillamente dall'estero. «Questo provvedimento colpisce noi ma soprattutto i grossisti -spiega Fabbrini- piccoli imprenditori nostri clienti». La fretta con cui è stata scritta la norma sta facendo spuntare altre pastoie burocratiche, come il divieto di promuovere il prodotto nelle fiere.

Per ora il Tar ha dato ragione alla Ita, si avanti senza certezze. Ma in fondo che male fa una microtassa, no?

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