In migliaia per l'addio a Michelle: "Ora giustizia"

Lacrime e applausi, l'omelia del vescovo: "Il degrado non nelle periferie, ma nel cuore"

In migliaia per l'addio a Michelle: "Ora giustizia"
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Le lacrime, gli applausi, la rabbia, il cuore di rose rosse e bianche con la scritta «ti amo» portato dal fidanzato Flavio fuori dalla chiesa e ancora i suoi amici, la famiglia e tante, tante foto che ritraggono Misci felice, spensierata, sorridente.

C'era tutto il suo mondo ieri mattina dentro e fuori la parrocchia di Santa Maria della Presentazione, a Primavalle, dove alle 11 si sono svolti i funerali della 17enne massacrata il 28 giugno a coltellate da O.D.S. Migliaia di persone hanno cercato di colmare un vuoto incolmabile per mamma Daniela, papà Gianluca e per il fratello Gabriele, che insieme a nonno Elio e a zia Viviana non hanno più lacrime. Fuori dalla chiesa gli amici e gli abitanti della zona già dalla prima mattina avevano lasciato mazzi di fiori, rose, girasoli e palloncini bianchi e rosa. La bara bianca in cui riposa Michelle Causo è stata accolta dagli applausi ed è arrivata insieme alla mamma, mentre il papà e il nonno erano già in chiesa. Dietro il fidanzato e nel piazzale antistante centinaia di persone, che non hanno trovato posto all'interno. Alcune indossavano una maglia bianca, con la foto della vittima e la scritta «il tuo sorriso brilla in cielo».

«Chi ha il dovere di fare giustizia lo farà, non bisogna farsi giustizia da soli - ha detto il vescovo Baldo Reina, che ha officiato la funzione funebre -. Michelle era una ragazza di questo quartiere: la famiglia è distrutta dal dolore. Oggi, davanti alla sua bara ci sentiamo tutti sconfitti e questa morte ci pone delle domande come Chiesa e società civile». «Dove stiamo andando? Cosa stiamo offrendo ai nostri giovani? - ha proseguito -. Il degrado non è in un quartiere o in una periferia. Il degrado è nel cuore di ognuno di noi. È nella cultura che respiriamo, nella mentalità che tutti contribuiamo a creare, nel deserto dell'anima, immolando sull'altare dell'egoismo umano vittime sacrificali». Il vescovo ha poi chiesto un cambiamento radicale. «Quello che è successo parla di un mondo guasto, che brucia la giovinezza, che insegue illusioni, che non conosce più quanto preziosa sia una vita - ha sottolineato -. Può avvenire che si banalizzi la vita così da trascinare nella banalità anche il male, che noi abbiamo il dovere di distinguere ed estirpare». Molte amiche di Misci a metà celebrazione hanno abbandonato la parrocchia in lacrime: «Non ce la facciamo, dobbiamo uscire». Ma ieri tra i presenti c'era anche chi non conosceva la 17enne e ha soltanto sentito parlare della sua allegria, del suo altruismo e di quel sorriso portato via a coltellate da un coetaneo che lei credeva amico. Al termine della cerimonia, mamma Daniela ha ringraziato i presenti. «Mia figlia rappresenta un grido di speranza per porre fine al femminicidio - ha detto -. Può succedere a chiunque. I ragazzi devono vivere sereni senza avere paure. Michelle vive in tutti loro. In ognuno di noi. Michelle era questo: la semplicità, la giovinezza. Le è stata spezzata la vita. Ora si pensa alla giustizia». All'uscita del feretro, accolto dagli applausi, sono stati lanciati in cielo i palloncini e quando si è chiuso il portellone con dentro la bara, qualcuno ha gridato «no no», mentre il fidanzato le ha mandato l'ennesimo bacio. Gianluca Causi, sorretto alle stampelle, vuole la verità perché, come tutti, non crede al movente del debito per droga o che il killer abbia agito da solo. «Spero che la madre di quello soffra come soffriamo noi», ha aggiunto in un attimo di rabbia.

Intanto ieri la polizia ha effettuato un nuovo sopralluogo nella casa dove Misci è stata uccisa e si attendono riscontri importanti dall'analisi dei cellulari sequestrati. Ci sono ancora troppi buchi neri e una morte così grida «verità».

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