Oltre 1.300 persone messe in salvo nei porti siciliani. Un naufragio con undici vittime, al largo della Libia. Gli scontri sul confine francese tra antagonisti e polizia. E poi, ancora, le aggressioni ai migranti a Lesbo, assediata come non mai da afghani e siriani in fuga dalla guerra. Tutto in 48 ore. Tutto in un week end di fuoco che infiamma l'emergenza immigrazione e che riaccende la paura in Italia, dopo il forte calo dei flussi dell'ultimo anno. Sono 1.361 gli stranieri soccorsi in mare negli ultimi due giorni da tre navi umanitarie e delle imbarcazioni militari della missione europea Eunavformed, coordinate dalla sala operativa della Guardia Costiera italiana. A Nord di Sabratha le autorità libiche hanno intercettato e riportato a riva 263 persone, undici, però, senza vita. La Ong Seawatch ha soccorso 90 migranti, molti dei quali si erano buttati in mare al grido di «No Libia», alla vista della guardia di Tripoli, pur di non essere riportati indietro. Salgono così a 7.814 i migranti arrivati in Italia da inizio dell'anno, numero che continua a essere nettamente inferiore, fino all'80 per cento, rispetto all'anno scorso. Ma è il trend degli ultimi mesi a evidenziare una crescita e a far temere, complici condizioni meteo favorevoli, una nuova ondata estiva: ad aprile sono giunti sulle nostre coste 500 migranti in più rispetto a marzo, ma il mese non è ancora finito e le statistiche potrebbero ulteriormente salire. Un clima di tensione a cui contribuisce il mistero sulle sorti del generale Khalifa Haftar, l'uomo forte della Cirenaica, e della tenuta dell'accordo siglato dall'Italia per frenare le partenze. E che rischia di favorire il rifiorire del business dei trafficanti di uomini. Ieri la squadra mobile di Ragusa ha fermato un tunisino ritenuto lo scafista dell'imbarcazione che dalle coste tunisine ha portato a Pozzallo 79 persone. Secondo gli investigatori, per arrivare in Italia i passeggeri avrebbero pagato in media 1.200 euro, ma per chi «portava un amico» scattava l'offerta e il viaggio era gratis. Tra loro c'erano anche 16 tunisini, alcuni con precedenti penali, che erano già stati fotosegnalati in Italia, ovvero avevano già fatto ingresso nel nostro Paese prima di essere espulsi.
La tensione resta alta anche sul confine italo-francese: quattro antagonisti torinesi sono stati fermati dalla gendarmeria transalpina dopo gli scontri di domenica, quando un centinaio di manifestanti, fra cui No Tav, anarchici e militanti dei centro sociale Askatasuna di Torino, avevano oltrepassato la frontiera come risposta al blocco antiprofughi del gruppo Generation identitaire. Un'escalation cominciata con i discussi respingimenti di Bardonecchia, proseguita con l'occupazione da parte dei migranti di una parrocchia a Claviere, e culminata con l'irruzione di doganieri francesi, ora indagati dalla Procura di Torino, nel centro di accoglienza in territorio italiano. Sono gli effetti della politica del rigore e del contrasto all'immigrazione illegale introdotta dal presidente europeista Emmanuel Macron, che ieri ha incassato anche il via libera, in prima lettura, alla nuova legge sul diritto d'asilo. Un ulteriore giro di vite sugli irregolari, costato polemiche da destra e da sinistra, attacchi da Ong e magistrati, e l'uscita di un deputato dal gruppo parlamentare En Marche.
E se l'Italia rischia di confermarsi l'affollata sala d'attesa d'Europa, anche in Grecia, l'altro paziente zero dell'emergenza immigrazione, la febbre torna a salire.
A Lesbo, decine di migranti sono rimasti feriti dall'aggressione di un gruppo di estremisti mentre da giorni protestavano in piazza per le condizioni di accoglienza e per ottenere risposta alle loro istanze di asilo. Mai così tante, da quando due anni fa l'Ue ha siglato con la Turchia la chiusura della rotta balcanica. L'hotspot di Moria ospita già quasi 8mila profughi, ma i posti ufficiali sono solo 1.800.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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