Migranti, la maxi-sanatoria diventa un maxi-autogol

Non c'è nulla di strano nel flop della sanatoria per gli immigrati voluta dalla ministra Teresa Bellanova. Non è colpa della burocrazia né dei padroni delle aziende agricole

Migranti, la maxi-sanatoria diventa un maxi-autogol

Non c'è nulla di strano nel flop della sanatoria per gli immigrati voluta dalla ministra Teresa Bellanova. Non è colpa della burocrazia né dei padroni delle aziende agricole. Era tutto ampiamente prevedibile e non c'era bisogno di rivolgersi a un aruspice per capirlo. Sarebbe stato sufficiente ascoltare le parole dei rappresentanti di categoria e degli addetti ai lavori. Ricapitoliamo: nel mese di maggio la ministra per le politiche agricole annuncia, in lacrime, una maxi sanatoria per centinaia di migliaia di migranti. Lo scopo? Regolarizzare un esercito di agricoltori, badanti e colf. Un bisogno impellente che sui giornali di sinistra diviene un vero e proprio allarme: senza i migranti in primavera rischiamo di rimanere senza frutta e verdura. A parte l'ambiguità di una posizione che, se fosse partita da destra sarebbe stata bollata come in odore di schiavismo, la decisione della ministra si scontra subito con la realtà. Le aziende agricole italiane non hanno bisogno di tutte quelle persone e, soprattutto, hanno bisogno di personale qualificato. «Temo che pochi dei 600mila immigrati che si intende regolarizzare saranno impiegati in agricoltura - dice al Sole24Ore Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, lo scorso 7 maggio -. È ora di finirla con l'idea dell'attività agricola che può essere svolta da chiunque. Non si può potare un vigneto, operare in una serra o guidare macchine agricole senza alcuna competenza. Anzi, quanto più un operaio è specializzato, maggiori sono le probabilità che venga stabilizzato». Chiarissimo, no? A tutti, ma non alla Bellanova.

«Temo che ci siamo focalizzati troppo sulla sanatoria degli irregolari. Mentre era fondamentale riaprire quanto prima i corridoi verdi che avrebbero riportato in Italia manodopera specializzata», gli fa eco Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. Insomma, la ricetta è semplice: aprire i «corridoi verdi», come avevano già fatto molti Paesi europei, per fare tornare gli esperti del settore. Ma la Bellanova ai corridoi verdi preferisce le scorciatoie rosse. Anche se poi si dimostrano dei vicoli ciechi. Un'occasione troppo ghiotta per «fare qualcosa di sinistra» a favore di telecamera. Così arriviamo al risultato di questi giorni: alla fine su 600mila migranti (secondo i 5 Stelle 220mila) solo 9.500 hanno chiesto di aderire alla sanatoria. La maxi sanatoria in realtà era solo un maxi spot elettorale che si è tramutato in un maxi flop, anche se la ministra, dalle colonne di Repubblica, rivendica la sua scelta e scarica le colpe su misteriosi boicottatori.

Ancora una volta l'ideologia ha prevalso sul pragmatismo e, alla fine, non ci ha guadagnato nessuno. Nemmeno i migranti. Forse solo la Bellanova che, per qualche settimana, ha potuto sfoggiare la coccarda buonista di una sanatoria inesistente.

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