Migranti, la memoria corta della sinistra di Prodi & Co.

C'era un tempo in cui i duri erano rossi e nessuno si scandalizzava. Era il tempo della sinistra al governo

Migranti, la memoria corta della sinistra di Prodi & Co.

C'era un tempo in cui i duri erano rossi e nessuno si scandalizzava. Era il tempo della sinistra al governo. Se paragonata ai nostri tempi, allora l'emergenza immigrazione era sicuramente uno spillo, eppure le leggi, le azioni e le dichiarazioni dei politici erano più forti che mai. Innanzitutto, partiamo dalla legge numero 40 del 6 marzo 1998 dal titolo "Disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero", firmata da Turco e Napolitano, rispettivamente ministro per la solidarietà sociale e ministro dell'Interno.

Rileggendo gli articoli di quella legge a volte sembra che li abbia scritti Salvini. Qualche esempio?

"La polizia di frontiera respinge gli stranieri che si presentano ai valichi di frontiera senza avere i requisiti richiesti dalla presente legge per l'ingresso nel territorio dello Stato. Il respingimento con accompagnamento alla frontiera è altresì disposto dal questore nei confronti degli stranieri che, entrando nel territorio dello Stato sottraendosi ai controlli di frontiera, sono fermati all'ingresso o subito dopo; che, nelle circostanze di cui al comma 1, sono stati temporaneamente ammessi nel territorio per necessità di pubblico soccorso".

E ancora: "l'espulsione è disposta in ogni caso con decreto motivato. Quando lo straniero è sottoposto a procedimento penale, l'autorità giudiziaria rilascia nulla osta salvo che sussistano inderogabili esigenze processuali. Nel caso di arresto in flagranza, il giudice rilascia il nulla osta all'atto della convalida, salvo che applichi una misura detentiva ai sensi dell'articolo 391, comma 5, del Codice di procedura penale".

Continuando poi, "fuori dei casi previsti dal Codice penale, il giudice può ordinare l'espulsione dello straniero che sia condannato per taluno dei delitti previsti dagli articoli 380 e 381 del Codice di procedura penale, sempre che risulti socialmente pericoloso".

Insomma, di sicuro non si trattava di un testo permissivo. D'altronde, in quel periodo (era l'ottobre 1998) il presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, era piuttosto tranchant: "Noi siamo esposti ad un fenomeno impressionante di immigrati clandestini che arrivano in Italia grazie all' opera di organizzazioni criminali, di mercanti di carne umana che non esitano a gettare in mare i bambini. Questo fenomeno deve essere combattuto attraverso politiche dell' accoglienza e della fermezza. Ma la fermezza è efficace solo se accompagnata da accordi coi paesi di provenienza e da trattati di riammissione che consentano di rimandare a casa i clandestini. Questa politica è efficace solo se saremo affiancati dai nostri partner europei". C'è tanta differenza con quello che va dicendo il vicepremier Matteo Salvini?

E che dire di quando nel 1997 l'Ulivo di Prodi decise di attuare un blocco navale e "manovre di allontanamento" in mare per intimidire i barconi e per ovviare al flusso di immigrati albanesi. Insomma, non era profughi da accogliere, ma immigrati non in regola da respingere". Il sottosegretario agli Interni, Giannicola Sinisi, nel '97 spiegava: "Sulle nostre coste non stanno arrivando più profughi, gente spaventata, ma uomini e donne che vengono da zone dove la rivolta non è neppure arrivata. Cercano una vita migliore, un lavoro più redditizio, sono, insomma, immigrati".

Solo due giorni dopo la firma dell'intesa con l'Albania, la motovedetta albanese Katër i Radës venne speronata da una nave della Marina italiana Sibilla. Fu una strage: 81 morti e 27 dispersi. Ma nessuno si sperticò a gridare: "Sinistra assassina".

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