Migranti, naufragio e strage. E la morte va in diretta Twitter

Nel canale di Sicilia 200 in mare: 34 annegati, 10 bambini. La ong Moas riprende la scena e la pubblica sui social

Migranti, naufragio e strage. E la morte va in diretta Twitter

A ffiorano a pelo d'acqua. I corpi senza vita di un gruppo di immigrati partito dal porto di Zwara vengono raccolti a bordo delle unità dei soccorsi. Il naufragio di ieri passerà alla storia come «la strage dei bambini». Perché ce n'erano tanti tra i 500 passeggeri di un barcone fatiscente che è affondando a 30 miglia dalle coste libiche. Eh già. Perché le coste siciliane sono off limits per gli sbarchi degli immigrati, in occasione del G7. Ma le partenze, incentivate dal bel tempo e dalla certezza che qualcuno raggiungerà i barconi precari per trasbordarne i passeggeri sulle unità navali dirette verso l'Italia, senza pause.

Le navi, coordinate dalla centrale operativa di Roma della Guardia costiera, sono state impegnate nelle ricerche. Almeno 34 i corpi recuperati, 10 bambini. E si teme che ci siano altri morti nella stiva. Il barcone, sovraccarico, si è piegato su un lato, forse per un'onda anomala o per il movimento dei passeggeri. A finire in acqua sono stati almeno 200 immigrati. «La maggior parte sono bambini» scrive su Twitter Chris Catambrone, cofondatore della Ong Moas, impegnata nei soccorsi insieme col pattugliatore Fiorillo della Guardia costiera e un rimorchiatore. È proprio Catambrone a postare alcune foto dei migranti in acqua, degli interventi degli aerei dei soccorritori e un volontario descrive il drammatico sforzo per aprire la stiva in cui erano intrappolati i passeggeri. La notizia del naufragio arriva a poco dalla decisione del tribunale di Agrigento, dopo l'inchiesta dell'Espresso, di riaprire l'inchiesta sul naufragio dell'11 ottobre 2013 in cui morirono 268 migranti al largo di Lampedusa. Il gip ha rigettato la richiesta di archiviazione della procura. E, questa volta, si indaga non più per omissione di soccorso ma per omicidio.

Una giornata senza fine quella di ieri, che ha visto la Guardia costiera impegnata a coordinare dall'alba almeno 15 operazioni di soccorso per un totale di 2mila immigrati che sono stati trasbordati dai loro gommoni insicuri sulle navi dei soccorritori. Tutto in linea con le previsioni di 200mila arrivi nello Stivale entro la fine dell'anno. Al 23 maggio, secondo dati del Viminale, sono sbarcati in Italia 50.039 immigrati, ovvero un +46,16% rispetto allo stesso periodo del 2016, l'anno record degli sbarchi.

In un episodio la Guardia costiera libica avrebbe sparato contro i barconi carichi di immigrati che stavano per essere soccorsi. Il messaggio ufficiale diffuso dal portavoce della Marina libica, l'ammiraglio Ayob Amr Ghasem, parla di 237 migranti bloccati e arrestati a mezzogiorno di martedì. Erano a bordo di due barconi a 12 miglia al largo di Sabratah, a ovest di Tripoli. Il portavoce ha aggiunto che fra gli arrestati, provenienti da Libia, Marocco, Africa subsahariana e Bangladesh, ci sono 20 donne e 15 bambini. Mentre i due battelli venivano scortati verso terra, i loro motori si sono rotti ed è stato necessario far intervenire un rimorchiatore.

L'arrivo in porto è avvenuto solo alle 19 e «i migranti illegali», dopo aver ricevuto «l'aiuto umanitario e medico necessario», sono stati consegnati al «centro di accoglienza di Al Nasr facente capo all'autorità della lotta contro l'immigrazione clandestina di Zawiya».

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