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A Milano 28 mila cinesi ma quest'anno ne sono morti solo 14

In via Paolo Sarpi, considerata la Chinatown del capoluogo, non risulta nessun decesso

A Milano 28 mila cinesi ma quest'anno ne sono morti solo 14

Milano - I cinesi che abitano in Italia non muoiono mai: una cara vecchia leggenda oppure una realtà che nasconde inquietanti retroscena? I (bassissimi) numeri relativi a Milano dei decessi di cittadini cinesi colpiscono. Anche se molte risposte ai dubbi si trovano nella statistiche.

Ecco i dati dell'Anagrafe milanese. Nel 2016 finora sono morti solo 14 cinesi, i nati quest'anno sono stati 363. Nel 2015 i decessi sono stati 22, contro 471 nascite mentre nel 2014, 24 le morti e 549 i lieti eventi. I cittadini di seconda generazione, nati da noi da genitori immigrati, naturalmente alla morte vengono registrati come italiani. Dopo aver ottenuto la cittadinanza. Se poi si considera la sola Chinatown, la zona intorno a via Paolo Sarpi dove gli abitanti e le attività commerciali orientali convivono con quelli italiani, i numeri dei decessi sono minimi. Nessun morto nel 2016 e 21 nati, un morto nel 2015 e 21 nati, due morti nel 2014 e due nel 2013, contro 32 e 25 nuovi nati. Il saldo tra decessi e nascite è sempre ampiamente positivo, al contrario di quello generale degli altri residenti (italiani più stranieri) che ogni anno è negativo.

In totale a Milano ci sono 28.062 residenti cinesi, molti dei quali concentrati appunto a Chinatown. L'esperienza comune in città è che nessuno ha mai visto il funerale di uno di loro. La principale spiegazione però è nel fatto che i cinesi milanesi sono mediamente molto giovani. Gli anziani sono la minima parte. Sono 4.801 quelli tra 0 e 10 anni, 2.997 hanno tra 11 e 20 anni, 5.518 tra 21 e 30 anni, 5.557 hanno tra 31 e 40 anni, 5.254 tra 41 e 50 anni. Gli immigrati orientali in età lavorativa che continuano ad arrivare sono la maggioranza. Ancora: 2.927 hanno tra 51 e 60 anni, 783 tra 61 e 70 anni, solo 47 tra 81 e 90 anni, solamente 4 gli ultra 90enni e nessuno ha superato i 100 anni. L'età media dei milanesi di origine italiana è ben più alta, intorno ai 45 anni. Anche in Italia comunque i cittadini cinesi over 60 sono circa l'1 per cento del totale.

C'è posi una spiegazione culturale. È tradizione per un cinese avere il desiderio di morire nella propria casa d'origine. Moltissimi quindi scelgono di trascorrere l'ultima fase della propria vita in patria, dove tra l'altro ricevono le cure che considerano migliori e in modo più economico. Se la morte arriva all'improvviso con un incidente o una malattia che non lascia il tempo del viaggio, il rimpatrio avviene in ogni caso. Sono la salma o le ceneri a tornare in Cina, come richiesto nel testamento dalla maggior parte di questi immigrati. Lì possono essere celebrati i riti funebri del culto che il defunto praticava. Nell'eventualità che il funerale venga celebrato in Italia, questo non avviene in modo evidente. Il rito infatti non prevede cerimonie particolari, solo la visita al defunto da parte dei parenti.

E nei cimiteri milanesi, a dispetto dei luoghi comuni, ci sono decine di tombe che riportano il cognome Hu o simili. Ci sono infine i cinesi «che non esistono» e che quindi non vengono registrati neppure da morti. Sono i clandestini, che nel caso della comunità cinese secondo alcune stime sono intorno al 30 per cento.

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