Sabrina Cottone
Milano «Preghiamo tutti». Si è attaccata alla speranza fino all'ultimo e oltre Teresa, figlia di Vittoria Patti, la professoressa di 55 anni morta di sepsi meningococcica all'ospedale San Paolo di Milano. Teresa ha confidato i suoi sentimenti e affidato i suoi aggiornamenti registrando messaggi sul blog «Come Gesù», che la mamma aveva contribuito a fondare. Mentre il dolore la travolgeva, lei si preoccupava di informare gli amici e chi negli ultimi giorni era stato a contatto con lei, perché facesse la profilassi che riduce il rischio di contrarre la malattia.
La professoressa Vittoria Patti, laurea in Scienze biologiche, dottorato di ricerca alla Statale, appartenente all'Opus Dei, aveva scelto di lavorare con i ragazzi e si dedicava a loro con una passione fuori dal comune, in classe e in rete. «Faccio la prof di scienze nelle scuole superiori. Amo molto il mio lavoro. Sono biologa, dottore di ricerca in biologia molecolare. Sono sposata e ho tre figli. Sono cattolica. Vivo a Milano. Sono anche una blogger e sono attiva in molti social network» scriveva di sé in uno dei blog che aveva voluto per moltiplicare le cattedre da cui insegnava e soprattutto dialogava, si confrontava, accettava domande difficili e a volte impossibili.
La sua scuola l'ha salutata parlando il linguaggio che la professoressa aveva scelto, imparato e condiviso. «Energia, vivacità, entusiasmo, disponibilità fatte persona. Ciao Pokankuni» è l'addio pieno di tenerezza scritto a caratteri digitali sul sito. Pokankuni, che significa «imparare guardando gli altri» in una lingua dell'India, era il soprannome misterioso e parlante che la prof Vittoria aveva voluto.
Dedita al lavoro. Fino a martedì sera era stata alla riunione del consiglio docenti dell'Istituto di istruzione superiore Curie-Saffra: 1.100 gli studenti che frequentano l'istituto tecnico e il liceo tecnologico. Dopo la riunione con i professori, è tornata a casa. È stata male improvvisamente, nella notte tra martedì e mercoledì, ed è stata ricoverata all'ospedale San Paolo. «C'è una speranza di salvezza su mille» hanno subito detto i medici al marito e ai figli. Ha resistito l'intera notte, poi il giorno dopo e la notte successiva, fino alle 12,50 di ieri, quando ha smesso di respirare.
Inutile dire che la domanda di familiari, studenti, amici e conoscenti, è come sia possibile morire così, dopo un giorno offerto come sempre ai ragazzi, come abbia contratto il batterio che ha causato la sepsi meningococcica, la letale infezione del sangue che l'ha portata via in meno di due giorni. Una malattia rara ma spesso fulminante, alla quale è molto difficile resistere.
Affetto misto a tanta paura si è diffuso tra gli studenti dell'istituto Curie, in particolare nelle classi in cui aveva tenuto lezione nei giorni precedenti all'esplosione della malattia. Gli studenti che erano stati ad ascoltare le sue lezioni sono stati invitati a presentarsi in aula magna per un incontro informativo e per ricevere l'antibiotico che l'agenzia di tutela della salute di Milano ha messo a disposizione della scuola. Contestualmente all'incontro è stata offerta ai contatti stretti la profilassi antibiotica a 115 studenti (6 classi) e 99 tra docenti e personale non docente.
Come ha spiegato l'Ats milanese in una nota, è a rischio di contagio soltanto chi ha avuto contatti ravvicinati con la persona malata per un periodo di tempo indicativamente maggiore di quattro ore. E «nessun rischio di contagio esiste per i familiari delle persone che sono venute a contatto con il malato».
Ma non è facile far prevalere la ragione quando la morte travolge all'improvviso i banchi di una scuola.
Un piccolo paese di ragazzi e genitori col fiato sospeso perché «la meningite dei tg» ha colpito una persona piena di vita, di voglia di trasmettere gioia, entusiasmo, passione per i ragazzi, per le scienze e per il cielo. Anche per questo la preghiera non si è fermata, anzi è diventata più intensa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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