Non si sono mai amati. E forse anche mai sopportati. Giuliano Pisapia e Matteo Renzi, «colleghi» sindaci per un periodo, sono due mondi distanti nella ormai confusa galassia della sinistra. Due generazioni a confronto negli ultimi anni costretti, nonostante tutto, a collaborare perché il sindaco di Milano pesa quanto un ministro e perché, dalla sicurezza ai patti di stabilità all'Expo, le occasioni di contatto non sono mancate. Però appena possono qualche sassolino dalle scarpe se lo tolgono. È dal 2012 che è così, da quando Pisapia prese le parti di Bersani nelle primarie di coalizione. Scese il gelo tant'è che quando l'avvocato ha annunciato che non si sarebbe ricandidato a Milano dal premier non è arrivato nemmeno un tweet per dirgli di ripensarci. E Renzi di solito un tweet non lo nega a nessuno. Via così tra sguardi negati, sorrisi forzati e piccole ripicche. E ieri è stato il turno di Pisapia di dar fuoco alle polveri.«Anche se lo statuto del Pd lo prevede, è sbagliato che un segretario del partito sia anche premier - ha spiegato a Maria Latella su SkyTg24 - perché se uno fa il presidente del Consiglio non ha la possibilità di seguire i territori. Un segretario di partito deve conoscere perfettamente cosa succede e dare indicazioni e questo si è visto a Napoli e in Liguria...». E la «voracità» d'incarichi del premier non è un problema da poco. Anche perché tra i democratici la mancanza di una persona che rappresenti l'intero partito molto spesso si traduce in un'incapacità di dialogo. E il riferimento ai fatti milanesi e alle prossime primarie non è puramente casuale. «Ci sono molte persone che sarebbero in grado di far ciò - ha continuato Pisapia -. Io considero il Pd un partito di centrosinistra e non condivido l'idea che sia geneticamente modificato. Un partito, termine che non mi piace, della nazione...». Con Renzi non si scende a patti, soprattutto quando si parla di un accordo per un posto da membro della Corte costituzionale: «Se non fosse detto col sorriso direi che è una calunnia - spiega Pisapia -. Diciamo che è una bufala che qualcuno cerca di far girare per denigrare e per evitare che si capisca qual è il senso vero per cui io continuerò a fare il sindaco di Milano con tutto il mio impegno fino alle elezioni e poi deciderò cosa fare». Anche se la cosa più complicata è decidere cosa fare a breve, magari il 28 febbraio data che ha indicato per le primarie milanesi e per risolvere un pasticcio che a sinistra sta creando non pochi imbarazzi. E decidere soprattutto chi appoggiare anche se non serve un mago per capirlo: «È una leggenda metropolitana il fatto che io punti su Francesca Balzani - assicura Pisapia -. Certo che la scelta del vicesindaco segnerebbe la prosecuzione di un percorso. È stimata e vuole veramente l'unità del centrosinistra, cosa a cui tengo. Ma non ha ancora sciolto la riserva. Quando avrò con certezza l'elenco dei candidati prenderò le mie decisioni». Con Giuseppe Sala il feeling però è quello che è: «Abbiamo lavorato quattro anni e mezzo insieme per Expo che è stato un successo non solo del commissario ma anche del Comune di Milano. I sondaggi lo danno in vantaggio? Ultimamente hanno sbagliato in molti casi...». Fine. Anzi no, perché l'ormai a fine corsa sindaco milanese piccona anche a destra, quasi non avesse ancora deciso sul serio se star fuori dalla partita o se far l'arbitro però di parte: «Non so cosa faccia Berlusconi che arriva sempre all'ultimo momento, a volte con idee geniali- spiega -.
Non vedo candidati nel centrodestra di grande forza, Sallusti ora è il più forte tra quelli che circolano ma fa il giornalista e gestire una città è una cosa complicatissima. Ci vogliono, come si dice, veramente le palle...». Convinto lui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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