Milano Dalla relazione fornita ieri dalla Ats Città metropolitana di Milano emerge un dato in controtendenza rispetto alle cifre dell'ultimo periodo sui decessi nelle Rsa: da quando è scoppiata la pandemia sono morti più over 75 che vivevano in casa rispetto a quelli ricoverati nelle case di riposo. Il numero è fermo alla fine di marzo.
A riportare le cifre del caso Rsa durante la commissione consiliare congiunta Politiche sociali e Affari istituzionali del Comune di Milano è stato il direttore generale della Ats metropolitana Walter Bergamaschi. L'Agenzia di tutela della salute ha messo a confronto l'incremento della mortalità (da anagrafe) dal 20 febbraio al 31 marzo 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 tra le persone con più di 75 anni che abitavano al proprio domicilio e quelle che erano in una struttura per anziani. Nel primo gruppo il tasso di aumento è stato «superiore a 2, mentre nelle Rsa in questo momento è intorno a 1,6-1,7». Precisa il dg: «I dati non sono ancora consolidati, ma sono già abbastanza significativi per trarre le prime valutazioni». Per quanto riguarda i decessi nei ricoveri per anziani, Bergamaschi ha comunicato che dal 20 febbraio al 15 aprile nelle 57 residenze dell'area di competenza sono morti in totale 1.689 ospiti per cause riconducibili al Covid-19. Di questi, 1.199 avevano sintomi compatibili con il virus e 490 erano certamente positivi. Vanno aggiunte le 1.280 vittime non attribuibili al Coronavirus, «cioè i decessi che si possono attribuire all'ordinaria mortalità che nelle Rsa è sempre piuttosto rilevante». Il monitoraggio, sottolinea il dg, «è fatto attraverso flussi di autocertificazione delle strutture». Il rapporto tra decessi per Covid e decessi per altre cause è costante rispetto a due settimane fa: «La mortalità complessiva, cioè il totale dei decessi rispetto agli ospiti delle strutture è del 20 per cento, mentre la percentuale di decessi per casi sospetti o accertati di Coronavirus sul totale delle morti è del 56 per cento». Negli istituti di Milano nel periodo preso in considerazione erano ricoverate 6.333 persone. Tra loro c'erano 745 anziani con sintomi sospetti e 830 con tampone positivo. Bergamaschi ha definito «preoccupante» la situazione degli operatori sanitari degli istituti che si sono contagiati o ammalati. Gli operatori sono in totale 3.334, quelli in malattia sono ben 1.420: 634 in isolamento domiciliare per sospetto contagio, 286 hanno avuto conferma dell'infezione e altri 500 sono a casa per «malattie non specificate». Il dg ha poi riferito: «Il ruolo di Ats nelle residenze per anziani è di vigilanza e controllo.
La gestione, compresa la responsabilità della fornitura di dispositivi di protezione ai lavoratori, spetta alle strutture. Abbiamo cercato, dove possibile, di dare supporto per le mascherine e per la carenza di personale».
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