Milano, vince la paura entrare nella "gabbia" mette l'ansia a molti

Il «concertone» non riscuote il solito consenso di pubblico. Frenato dai timori

Milano, vince la paura entrare nella "gabbia" mette l'ansia a molti

Milano - Un gioco di ansie che svuota le piazze. Da una parte quelle sulla sicurezza legate al terrorismo islamico, dall'altra quelle derivanti dal delirio che può scatenare l'isteria della folla come successo a Torino.

Combinate insieme hanno reso sicuro il concerto di Radio Italia in piazza Duomo a Milano, ma hanno convinto molti a non assistervi di persona: dopo le 18 le file per entrare nell'area più vicina al palco non erano ancora esaurite.

Il limite delle 23.500 persone imposto dalle autorità, molto inferiore a quello degli anni precedenti dove si è parlato di 100mila presenze, sembrava basso. Invece no. Segno anche che forse i conteggi sulle manifestazioni nel centro di Milano siano stati arrotondati decisamente per eccesso.

Comunque, nonostante l'imponente schieramento di forze, o forse proprio a causa pure di quello, i milanesi hanno preferito restare a casa. Alle 19 le persone nell'area esterna, quella verso la Galleria Vittorio Emanuele II, erano ancora nascoste nelle zone d'ombra della piazza senza problemi di spazio. Nemmeno il richiamo di nomi come Fedez, Nek o Francesco Gabbani sono serviti.

Ha vinto la paura, persino quella della paura stessa come dimostra un episodio avvenuto in mattinata vicino agli ingressi: un venditore di bastoni per selfie viene notato da un poliziotto in borghese. Il ghisa gli gira intorno di soppiatto, ma un attimo prima che la sua mano afferri l'abusivo quello scatta in avanti. L'agente ferma subito il collega che sta per inseguire l'uomo: meglio non correre in mezzo alla gente che già è radunata nei primi serpentoni. L'ansia di un effetto Torino si sente, anche se preciserá poco dopo il comandante della polizia locale Antonio Barbato «se non ci sono vetri per terra, anche se la gente corre nessuno si fa male». E in effetti durante la giornata gli operatori Amsa hanno lavorato alacremente: i cestini della spazzatura sono stati rimossi sempre per ansia da sicurezza, ma sono stati sostituiti da squadre rapide negli interventi. Già dopo lo smaltimento delle prime file di fan entusiasti, alcuni hanno addirittura dormito in Duomo per essere certi di entrare, lo stuolo di bottigliette di plastica ricopriva il sagrato. Meno di un quarto d'ora dopo era stato ripulito. Un altro aspetto per il quale il gioco di ansie pare esser stato funzionale.

L'organizzazione del concerto invece ha schierato una serie di guardiani che hanno iniziato con troppo entusiasmo, tanto che una funzionaria della Questura ne ha invitato subito uno a mantenere la calma per non creare panico. E ha curato molto ogni fase del concerto, dimenticandosi però che 20mila persone durante una giornata possono avere delle necessità fisiologiche: in tutta la piazza si vedono solo tre bagni chimici. La risposta data a molti che chiedono dei servizi agli ingressi è: «Ci sono i bar».

La preoccupazione per la sicurezza pare abbia portato a trascurare altri aspetti, come l'acqua: la distribuzione è cominciata alle 14.40.

Oltre due ore e mezza dopo che la prima ragazza aveva superato i controlli per correre sotto il palco.

Ma lo stesso sistema delle forze dell'ordine vive quelli che sembrano momenti di tensione. Le ansie sono le protagoniste di questa prima grande prova milanese delle nuove regole emanate dal capo della polizia Franco Gabrielli.

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