Un milione e mezzo in fila per votare Calenda scrutatore, Renzi in Vespa

Affluenza in calo rispetto al 2017, ma le code ai seggi danno fiducia

Roma I primi dati, nella notte, superanole previsioni e i sondaggi della vigilia: il nuovo segretario del Pd, con una maggioranza schiacciante sopra il 65%, sarà Nicola Zingaretti, classe 1965. Nato a Roma, cresciuto nel Pci, segretario della Sinistra Giovanile, presidente della provincia di Roma, deputato europeo, infine presidente della Regione Lazio, riconfermato nel 2018.

Il primo a complimentarsi, nella migliore tradizione del fair play politico, è l'avversario renziano Roberto Giachetti, che si attesta sotto al 15%, con Maurizio Martina attorno al 20%. Nessuna sorpresa quindi sul vincitore. La sorpresa, se mai, è stata la partecipazione: certo, i dirigenti del Pd sono stati attenti in queste ultime settimane ad abbassare l'asticella delle aspettative, spingendosi a prevedere al massimo la partecipazione di un milione di persone: un po' tecnica comunicativa, un po' scaramanzia. Ma c'era reale ansia, alimentata anche dal tam tam dei media che già preannunciavano urne deserte. E invece il risveglio è stato entusiasmante, in casa Dem: code ai seggi fin dal mattino, schede in esaurimento nel primo pomeriggio, giornali e tv presi di sorpresa che dovevano cambiare i titoli già fatti. A metà pomeriggio dal Pd si prevede di superare la soglia del milione e mezzo, e dal comitato Zingaretti si annuncia che «nelle grandi città, a partire da Roma, viene superata l'affluenza del 2017». Cioè quella delle primarie post-referendum, che rielessero Matteo Renzi, che però in realtà sfiorava i 2 milioni.

L'ex premier va al suo seggio di Firenze di buon mattino, in Vespa. Battuto sul tempo da Walter Veltroni, che alle 8 era già in fila. Maurizio Martina ha votato invece nella sua città, a Bergamo, ha citato scherzando il celebre «Vota Antonio» di Totò e ha assicurato che «l'alternativa alla destra è più grande di quanto si creda». Roberto Giachetti ha espresso il suo voto nel circolo di Piazza di Donna Olimpia a Roma: «È un voto per il futuro del paese, ora basta guerriglia interna». L'ex premier Paolo Gentiloni, supporter di Zingaretti, ha votato in un circolo Arci nei pressi della Stazione Termini di Roma. Carlo Calenda si è improvvisato scrutatore nel gazebo di Piazza del Popolo, sempre a Roma. A Bologna vota invece Romano Prodi: «Non è un voto contro il governo, è un voto per il cambiamento. Non bisogna mai votare contro ma pro», dice. Gli chiedono se riprenderà la tessera Pd e lui replica: «Se le cose vanno in un certo modo, sì...».

Tradotto: se vince Zingaretti, per il quale l'anziano ex premier ulivista si è speso. Torna alle urne anche Enrico Letta, che posta su Twitter una foto sorridente al gazebo: «Votato a Testaccio, Roma, dopo una lunga piacevolissima fila: siamo in tanti».

LCes

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