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Minacce e insulti ai governisti. Grillini allo scontro finale e Conte rinvia l'assemblea

La crisi senza fine. Quella del governo, certo. Ma anche quella interna al M5s

Minacce e insulti ai governisti. Grillini allo scontro finale e Conte rinvia l'assemblea

La crisi senza fine. Quella del governo, certo. Ma anche quella interna al M5s. La migliore rappresentazione del caos che domina in quello che era il primo partito del Parlamento sta nella schizofrenia assembleare di questi giorni. Riunioni di Giuseppe Conte con i vertici del Consiglio nazionale. Spaccature, liti e urla fino a notte fonda nella sede di Via di Campo Marzio. Parlamentari riuniti in una disordinata assemblea d'istituto per ore e ore. E ancora, minacce, scontri, provocazioni, accuse incrociate. Mentre l'Italia si avvita in una crisi istituzionale dagli effetti imprevedibili, i grillini si sono incartati per l'ennesima volta. Governisti contro ortodossi. Conte durante la congiunta dei parlamentari di ieri mattina ascolta, è silenzioso, prende nota delle varie posizioni. Ma intorno alle due del pomeriggio è costretto a interrompere la sessione perché la situazione era diventata ingestibile. Assemblea aggiornata alle 18, anzi alle 20. Alla fine l'avvocato decide di lasciare la serata libera ai deputati e ai senatori e continuare il confronto oggi. Un loop nevrotico di cui non si riesce a intravedere la fine.

Intervengono i governisti. Rispondono i falchi. Tutti infervorati davanti a Zoom. Una partecipante riassume così la situazione al Giornale: «Un terzo dei parlamentari, quasi tutti deputati, è per non lasciare il governo. Due terzi vogliono uscire, seppure con sfumature diverse». Da segnalare le parole del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, il più «draghiano» di tutti. D'Incà chiede «una tregua tra Conte e Draghi per non mettere in difficoltà l'esecuzione delle riforme del Pnrr e i progetti collegati». Tutto «per il bene del Paese», insiste il ministro. Intervengono a favore della permanenza nel governo i deputati Azzurra Cancelleri, Federica Dieni, l'ex ministra della Salute Giulia Grillo. Nei ragionamenti dei governisti si legge anche la paura di un voto anticipato che decimerebbe gli eletti al prossimo giro, nonché il timore di non arrivare a maturare la pensione da parlamentare, che scatta il 24 settembre. Preoccupazioni che attraversano tutto il gruppo parlamentare. «Sono pazzi, non hanno capito il gioco ed esultano perché pensano che se Draghi cade arriva un traghettatore e loro possono fare opposizione e gridare per mesi prendendo stipendio e salvando contributi», commenta un parlamentare a proposito delle diverse sensibilità nel fronte contiano. Era questo il senso del bluff di Conte, che quando ha aperto le danze della crisi non pensava che l'instabilità precipitasse come invece sta accadendo in queste ore. E che invece ora non ha altra scelta, se non quella di andare fino in fondo, pressato dai burattinai della linea dura come Paola Taverna e Riccardo Ricciardi.

Gli oltranzisti in assemblea sono un fiume in piena. «Se lo specchio non può sputarvi, allora forse potrebbe iniziare a farlo qualcuno di noi», attacca i compagni di partito la senatrice Giulia Lupo, secondo quanto riporta l'Adnkronos. I contiani si rivolgono ai governisti con parole come «un abbraccio ai traditori». Chi segue la linea di Conte addita i colleghi al grido di «pupazzi di Di Maio» e «infiltrati». Per i governisti è difficile finire gli interventi. Si parla di almeno trenta parlamentari pronti a uscire dal M5s, soprattutto nel caso in cui Draghi desse segnali di ripensamento o se si aprisse la possibilità di evitare le urne in autunno. Alessandro Di Battista aspetta il suo momento e bombarda.

«Draghi se ne vuole andare e Di Maio è attaccato alla poltrona», dice in un video pubblicato sui social.

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