Un uomo agita le braccia dietro un cancello chiuso a un valico di frontiera. Non può né andare avanti, verso la Grecia, né tornare indietro, in Turchia. Ma non è un profugo alla disperata ricerca di un Paese di accoglienza in Europa. È un ex combattente dell'Isis, con passaporto americano, bloccato nella terra di nessuno al confine. È il primo caso di quella che potrebbe trasformarsi in una nuova battaglia fra Turchia ed Europa. Ankara ha minacciato più volte nelle ultime settimane di «rispedire» nel Vecchio Continente i terroristi di origine europea e ieri ha cominciato a farlo. Ma non è l'unica ricaduta della guerra civile in Siria. Ieri, ad Istanbul, è stato trovato morto il corpo di James Le Mesurier, ex agente dei servizi segreti inglesi, e fondatore dei Caschi Bianchi, accusati dalla Russia di essere il «braccio umanitario» dell'opposizione armata a Bashar al-Assad al fianco di ribelli jihadisti. Mentre nel Nord-Est destabilizzato dall'offensiva turca lanciata il 9 ottobre le cellule dell'Isis hanno rialzato la testa e colpito la comunità cristiana di Qamishli, con agguati contro sacerdoti e autobombe davanti alle chiese.
Il caos nel Nord-Est siriano ha aggravato il problema dei foreign fighters. Già giovedì Ankara espellerà altri 7 jihadisti mentre entro oggi saranno cacciati un tedesco e un danese ora in centri di detenzione per stranieri. La mossa del presidente Recep Tayyip Erdogan di avviare i rimpatri, anche di miliziani che sono stati privati della cittadinanza dai loro Paesi, era stata anticipata nei giorni scorsi e ora è diventata realtà. Ankara vuole rimpatriare in tutto 2.500 militanti, la maggior parte nei Paesi dell'Ue. L'Europa è stata riluttante a consentire ai foreign fighters di rientrare. Ciò perché potrebbe essere difficile incriminarli e diventerebbero così un problema per la sicurezza nazionale. Ma sussiste anche un altro nodo da sciogliere. Molti combattenti hanno avuto la revoca della cittadinanza e non è chiaro come la Turchia possa rimpatriarli. La Gran Bretagna ha spogliato più di 100 persone di cittadinanza per aver presumibilmente aderito a gruppi jihadisti all'estero. Così hanno fatto anche Danimarca e Germania.
Si aggiunge a questo anche una misteriosa morte che rende il quadro ancora più inquietante. James le Mesurier, fondatore dei Caschi Bianchi è stato trovato morto vicino alla sua casa nel centro di Istanbul, nel quartiere Beyoglu nella parte europea della città. Il suo corpo presentava fratture alle gambe. Le autorità turche hanno fatto sapere di aver aperto una inchiesta sulla sua morte. Il ministero degli Esteri russo ha twittato la settimana scorsa su Le Mesurier, sostenendo che era un ex agente del servizio segreto britannico, l'MI6. Ma il prestigio di Le Mesurier era internazionale. Nel 2016 i Caschi Bianchi in Siria sono stati nominati al Premio Nobel per la pace. E nello stesso anno lui ha ricevuto l'Obe, l'onorificenza dell'Ordine dell'Impero britannico dalla Regina per il suo impegno nella «protezione dei civili in Siria».
Come se non bastasse ieri nella Siria flagellata dalla guerra ci sono stati attentati a raffica dell'Isis. Tre autobombe sono esplose in differenti punti della città, mentre due sacerdoti armeni sarebbero stati uccisi durante un assalto da parte di un gruppo terrorista. Le vittime sono don Hovsep Petoyan e padre Abraham Petoyan. E sono almeno sei le persone che hanno perso la vita e altre 22 sono rimaste ferite negli altri attacchi.
Nella rivendicazione dell'Isis lo Stato islamico afferma: «Due sacerdoti cristiani sono stati uccisi oggi dal fuoco di combattenti dello Stato islamico nel villaggio di Zar, nel distretto di Busayra, a est di Dayr az Zor».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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