Minneapolis (e Usa) in fiamme. Via agente e capo della polizia

Dopo l'uccisione di Daunte Wright le proteste dilagano. Da New York a Los Angeles, a Portland riecco gli Antifa

Minneapolis (e Usa) in fiamme. Via agente e capo della polizia

Seconda notte di guerriglia nel sobborgo di Minneapolis dove è stato ucciso il 20enne afroamericano Daunte Wright, la cui morte ha riacceso le proteste, in tanti casi violente, in tutti gli Stati Uniti. A Brooklyn Center, il sobborgo dell periferia della città del Minnesota, centinaia di manifestanti sono scesi in strada sfogando la loro rabbia per quello che, stando alle affermazioni della polizia, sarebbe stato un tragico (quanto clamoroso) incidente. Almeno 50 persone sono state fermate e arrestate durante gli scontri con le forze dell'ordine, proseguiti ben oltre l'orario del coprifuoco con lanci di pietre e bottiglie contro gli agenti, che hanno sparato gas lacrimogeni e proiettili di gomma sulla folla. Decine di persone hanno nuovamente circondato il dipartimento di polizia, protetto da barriere e recensioni dopo la prima notte di violenze. E anche sulla risposta da parte degli agenti in tenuta antisommossa è polemica, visto che nelle ultime ore le autorità cittadine avevano varato un'ordinanza vietando l'uso proprio di gas lacrimogeni e proiettili. Divieto che non è stato rispettato.

Nel tentativo di calmare le acque è intervenuto nuovamente il sindaco (nero) della comunità a soli 16 km da dove si sta celebrando il processo contro l'agente che ha ucciso l'afroamericano George Floyd nel maggio 2020: «Andate a casa. Le proteste sono giuste, ma dobbiamo mantenere la pace», è stato l'appello lanciato da Mike Elliott. Mentre ieri mattina si è dimessa con effetto immediato Kim Potter, la poliziotta che ha esploso il colpo fatale contro il 20enne scambiando la pistola con il taser. «Ho servito questa comunità al meglio delle mie capacità, ma credo che le mie dimissioni ora siano proprio nell'interesse della comunità e dei miei colleghi», ha detto Potter, veterana in servizio da ben 26 anni. Insieme a lei ha lasciato anche il capo del dipartimento di Brooklyn Center, Tim Gannon. «Mentre attendiamo i risultati dell'indagine sappiamo cosa dobbiamo fare per andare avanti: riportare la fiducia e assicurare le responsabilità affinché nessuno sia al di sopra della legge», è stato nel frattempo il monito del presidente americano, Joe Biden.

Il padre di Daunte, Aubrey Wright, ha però spiegato di «non poter accettare» che l'uccisione di suo figlio sia stata un errore. E la madre Katie tra le lacrime ha detto che il ragazzo sarebbe stato fermato per un deodorante profumato attaccato allo specchietto retrovisore, come lo stesso 20enne gli aveva rivelato nell'ultima chiamata, fatta pochi istanti prima di morire. Secondo il medico legale che ha compiuto l'autopsia sul corpo della vittima, comunque, non ci sono dubbi: è stato un omicidio. Sarà ora compito di investigatori e giudici stabilire se si è trattato di omicidio intenzionale o colposo.

La protesta per i fatti di Minneapolis dilaga in tutti gli Usa, da Los Angeles a New York. La gente è scesa in strada anche nella capitale Washington, e alcune aree di Seattle sono state ricoperte di graffiti contro la polizia. La situazione più critica si è verificata però a Portland, la città dell'Oregon in balia per mesi di scontri e violenze dopo la morte di Floyd, dove le manifestazioni sono finite in rivolta.

Centinaia di persone si sono riversate nelle strade e i militanti di Antifa si sono scontrati con la polizia, tentando di assaltare diversi edifici governativi. Secondo quanto riferito da alcuni abitanti hanno pure rubato pietre e mattoni dalle case private per usarle come armi contro le forze dell'ordine.

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