I recenti tragici accadimenti che hanno riguardato il nostro centro Italia ci hanno ricordato di come la bellezza di cui è ammantato il nostro Paese adottante sia così fragile e di come la stabilità raggiunta dopo una vita di sacrifici possa crollare, di notte, nel momento in cui si è più indifesi, sotto tremende scosse sussultorie.
Noi Cingalesi adottati dall'Italia queste sensazioni, nostro malgrado, le conosciamo bene. Pare ieri quando, nel 2004, un muro di acqua e terrore chiamato tsunami si è abbattuto sulle nostre coste falciando migliaia di vite e portando via con sé amori, sogni e progetti di nostri concittadini. Guardano le immagini che occupano ormai da giorni i telegiornali e le nostre menti, il parallelo con gli eventi del 2004 giunge immediato.
Ora, alla luce di questa premessa, e ricordando tutto l'aiuto umano ed economico che l'Italia è stata capace di fornire alla nostra Nazione natia, si impone una riflessione.
Ora è il momento di ricambiare quell'affetto dimostratoci dagli italiani, di riscattare quel debito morale al quale ci siamo legati in quei tragici giorni. Noi Cingalesi prima di tutti dobbiamo tendere la mano alle popolazioni colpite e lo dobbiamo fare in quanto esseri umani e in quanto fieri appartenenti alla comunità srilankese.
Comunità alla quale é unanimemente riconosciuta l'onestà e la laboriosità che costituiscono i tratti comuni della nostra cultura. Io per primo sto adoperandomi per dare il mio contributo come membro attivo di quella società italiana di cui faccio parte ormai da quasi 25 anni.
Il contributo a cui faccio riferimento deve essere costante e non deve esaurirsi all'interno dei confini temporali che attengono allo stato emergenziale che interessa le zone colpite dal sisma.
Il contributo a cui faccio riferimento è composto da una serie di gesti che attestano il mio amore per l'Italia, il Paese che posso chiamare casa, affrancandomi dallo status di immigrato e rientrando a buon diritto nella categoria di cui fanno parte i veri italiani. Gli italiani che amano l'Italia.
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