"Per mio figlio Nimrod 600 giorni da sequestrato tra le torture di Hamas. Abbandonati da Netanyahu"

Il padre di uno degli ostaggi Yehuda Cohen: "Il premier non ferma la guerra per fini personali e ideologici"

"Per mio figlio Nimrod 600 giorni da sequestrato tra le torture di Hamas. Abbandonati da Netanyahu"
00:00 00:00

«Qualsiasi aiuto della comunità internazionale, Italia compresa, è benvenuto per mettere fine a questa guerra, che viene prolungata solo per ragioni ideologiche dal nostro governo israeliano e per interesse personale di Netanyahu, che vuole sfuggire ai processi». Yehuda è il padre di Nimrod Cohen, un soldato che aveva 19 anni quando è stato brutalmente rapito da Hamas il 7 ottobre 2023, mentre era di pattuglia al confine con Gaza. A giugno gli anni di Nimord saranno 21 dopo 600 giorni passati in prigionia nella Striscia, fra torture fisiche e psicologiche.

Quando ha ricevuto l'ultimo segno di vita?

«A fine febbraio, quando due ostaggi sono stati rilasciati e hanno raccontato di essere stati con lui per otto mesi, probabilmente nell'area di Khan Younis».

È la zona in cui Israele ha annunciato un'offensiva «senza precedenti».

«Per questo siamo contro la prosecuzione della guerra, i bombardamenti e i tentativi di conquistare l'area. Gli ostaggi rischiano di morire sotto le bombe o di essere uccisi in esecuzioni sommarie, come è successo a fine agosto a sei di loro la sera prima che l'Idf (le Forze armate israeliane) raggiungesse i tunnel nella zona di Rafah. Sappiamo che almeno 41 ostaggi sono morti sotto le bombe o soffocati dal loro fumo».

Suo figlio è stato in gabbia e ha subito torture. Cosa significa aspettarne il ritorno per 600 giorni?

«Io non sono importante. L'importante è lui. Sappiamo da Yarden Bibas, l'ex ostaggio che ha trascorso a Gaza con mio figlio circa sei mesi, che Nimrod veniva picchiato e interrogato con una pistola alla tempia. Sappiamo dagli 007 che è stato tenuto in gabbia. Che il 7 ottobre ha assistito all'esecuzione di tre suoi commilitoni e che i video di quelle atrocità gli sono stati riproposti come arma di tortura. Va detto che Nimrod è l'unico sopravvissuto del carro armato che avrebbe dovuto difendere il confine con Gaza. Il tank non ha funzionato. Freni rotti. Israele lo ha mandato a difendere la frontiera senza un equipaggiamento minimamente efficiente...Hamas ha fatto il resto».

I parenti degli ostaggi si sentono dimenticati e abbandonati dal governo israeliano. Anche lei?

«Certo, non da ora, ma dall'inizio. Bastava facesse il suo dovere per assicurare la vita degli ostaggi e il loro ritorno».

Quali colpe ha Netanyahu?

«Non vuole la fine della guerra. Per i suoi problemi personali, i processi per i quali rischia il carcere. E poi perché deve rendere conto a una coalizione che non vuole un accordo ma solo conquistare nuovi territori».

Eppure si lavora strenuamente a un'intesa.

«Il nostro governo non vuole il ritorno di tutti gli ostaggi. Cerca al massimo un accordo parziale, per tenere in piedi la sua coalizione contraria alla fine del conflitto».

Spera nella comunità internazionale?

«Sì, chiediamo soprattutto a Donald Trump di lavorare per la fine della guerra. Io lo avverto: Netanyahu sta deludendo tutti noi, mentendo e usando l'amministrazione americana per i suoi scopi e la sua sopravvivenza. Trump deve forzarlo alla tregua».

Secondo il Wsj, la Cpi sta valutando mandati di cattura per i ministri Smotrich e Ben Gvir.

«Sono fascisti che stanno mettendo il Paese prima delle persone. Stanno prolungando le sofferenze degli ostaggi e dei palestinesi per i loro scopi».

Anche lei si indigna per le immagini di fame e disperazione da Gaza?

«Siamo sempre stati contro il blocco degli aiuti. Sappiamo che, alla fine del pane, coincide la voglia di vendetta di Hamas sugli ostaggi. Certo, non dimentichiamo le scene di chi esultò il 7 ottobre, di chi cantava e distribuiva caramelle. Ma ovviamente non tutti sono responsabili e vogliamo che questa guerra finisca per il bene di tutte le parti. Hamas gioisce alla morte dei civili palestinesi, che considera solo carne da macello e armi di propaganda».

Cosa si aspetta da un'intesa, se ci si arriverà?

«La fine delle sofferenze per mio figlio prima di tutto, per la nazione israeliana e per la regione, palestinesi compresi».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica