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Dal miracolo alle carte bollate E San Gennaro finisce al Tar

Il ministro dell'Interno con un decreto attribuisce alla Curia la "gestione" dell'urna sacra, da sempre simbolo della fede popolare

Dal miracolo alle carte bollate E San Gennaro finisce al Tar

Solo a Napoli può capitare che siano i fedeli a dover proteggere i Santi. L'«operazione San Gennaro» sta coinvolgendo l'intera città, a partire dal sindaco. Tutti contro il decreto del ministro Angelino Alfano che, stravolgendo cinque secoli di storia, ha deciso di sottomettere la Deputazione della Real Cappella del Tesoro al controllo della Curia partenopea.La Deputazione è un organismo laico nato nel Sedicesimo secolo nel quale siedono i rappresentanti del popolo e i discendenti delle famiglie nobili che, a quell'epoca, assunsero l'impegno di costruire il luogo di culto dedicato al Patrono che aveva fermato la pestilenza e arrestato la spaventosa eruzione del Vesuvio.

Nel tempo, pure i Papi si son dovuti arrendere alla volontà del «Consiglio dei Dodici» col riconoscimento di piena autonomia e indipendenza anche per quel che riguarda il miracolo del sangue che si scioglie. La preziosa ampolla di liquido rosso la custodiscono i deputati, non i preti. Ed è il primo cittadino, presidente di diritto della Deputazione, a invitare il cardinale a entrare nella Cappella aspettandolo sulla soglia, in occasione della ricorrenza del prodigio. Non viceversa.Una barocca e contestatissima interpretazione del Viminale rischia però di interrompere la tradizione e di sovvertire quel che fu deciso nel 1527, davanti al «notar Vincenzo De Bossis» con «pubblico istrumento rogato». Secondo i burocrati romani, infatti, la gestione della Real Cappella di San Gennaro rientrerebbe a pieno titolo nella categoria delle cosiddette Fabbricerie. Vale a dire Enti che si occupano di custodire i beni dei siti religiosi e sacri, come accade con la Basilica di San Pietro e con quella di Sant'Antonio di Padova. Se passasse la riforma, la Curia partenopea dovrebbe nominare un terzo dei rappresentanti nella Deputazione ed esprimere gradimento per gli altri. Un commissariamento in piena regola che ne minerebbe la libertà.La mossa di Alfano non è stata accolta con favore tra i credenti, e non c'è da stupirsi. Secondo i più critici, sarebbe stata suggerita addirittura dal cardinale Crescenzio Sepe per allargare la sua influenza su uno dei simboli più conosciuti della religiosità popolare, incrementare il prestigio «politico» della sua Diocesi e impossessarsi delle reliquie del Martire.

Ma il porporato nega e per ora non commenta, mentre il ministro si giustifica trincerandosi dietro presunti cavilli di legge che imporrebbero il nuovo corso. Certo è che Napoli non porta fortuna al leader del Nuovo centrodestra, ultimamente. Durante la sua ultima visita in Prefettura per discutere dell'emergenza camorra, i killer ammazzarono due persone di fatto sbugiardandolo sulle fin troppo entusiastiche analisi sull'ordine pubblico locale. E altre tre vittime erano cadute in altrettante imboscate precedenti. Quattro faide stanno infatti insanguinando da mesi le strade del capoluogo e della provincia. Nemmeno l'arrivo dei 250 bersaglieri dell'Esercito ha minimamente migliorato la sicurezza in riva al Golfo, malgrado l'ottimismo d'ufficio del titolare del Viminale. Con queste disgrazie è il pensiero dominante in città l'assetto organizzativo e statutario della Deputazione della Real Cappella del Tesoro dovrebbe essere l'ultimo dei problemi di Alfano. Invece, non è affatto così.

Ma ormai la circolare è stata firmata, e non c'è tempo da perdere. Gli avvocati sono già al lavoro per impugnare il provvedimento davanti al Tar e chiederne l'annullamento. Poi ci sarà il passaggio in Consiglio di Stato. La battaglia sarà lunga. Lo stesso Luigi de Magistris è pronto a schierarsi in difesa della Deputazione pur sottolineando la necessità di un dialogo con la Chiesa.

«Mi impegnerò per fare i necessari passi giuridici, amministrativi e istituzionali affinché non ci siano strappi ha detto il sindaco e si continui a lavorare per aprire una nuova fase, ma senza snaturare la storia che ci ha consegnato San Gennaro».L'unico che per ora se ne sta zitto è proprio lui, il Patrono.

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