Il nuovo missile lanciato su Riad, capitale dell'Arabia Saudita, e intercettato in volo prima di colpire il palazzo reale è l'ennesimo campanello d'allarme per la guerra che verrà. Nel 2018 una scontro aperto fra Iran e sauditi appoggiati indirettamente da Israele e Stati Uniti è uno scenario sempre più probabile.
Ieri i ribelli houthi dello Yemen, appoggiati da Teheran, hanno rivendicato il lancio di un missile balistico Burkan 2 che avrebbe dovuto colpire il palazzo Al Yamama, residenza della monarchia saudita durante una riunione al vertice con diversi ministri. Il sistema anti missile fornito dagli americani ha fatto esplodere in volo l'ordigno lanciato dallo Yemen travolto dalla guerra civile, a mille chilometri di distanza.
La capitale saudita è stata scossa dal boato dell'esplosione. Una nuvola bianca nel cielo ripresa dai telefonini dimostra che il missile stava piombando sulla città. Non è la prima volta: in maggio il primo missile era stato intercettato a 200 chilometri dalla capitale durante la visita in Arabia Saudita del presidente Donald Trump, che ha ribadito l'appoggio Usa contro l'Iran. Il 4 novembre un secondo missile è esploso sopra l'aeroporto internazionale di Riad, obiettivo del lancio sempre dallo Yemen. Nel Paese confinante si combatte dal 2015 una spietata guerra civile fra la minoranza sciita degli houthi e i sunniti alleati dell'Arabia Saudita. Iraniani e sauditi sono pesantemente coinvolti nel conflitto per procura. Teheran, nonostante le smentite, aiuta e fornisce armi ai ribelli sciiti e i sauditi sono intervenuti direttamente con raid aerei. Lo Yemen è isolato da un blocco navale e terrestre che affama la popolazione e scatena le rappresaglie sciite. Il lancio dell'ultimo missile è stato annunciato come «una nuova escalation militare nella guerra contro la coalizione militare guidata dall'Arabia Saudita e sostenuta dagli Stati Uniti» secondo un funzionario della Difesa yemenita in mano agli houthi.
La scorsa settimana l'ambasciatore americano alle Nazioni Unite, l'agguerrita Nikki Haley, ha mostrato i resti di un missile a corto raggio di fabbricazione iraniana che sarebbero i rottami di quello lanciato dagli sciiti a novembre verso l'aeroporto internazionale della capitale saudita. L'erede al trono, principe Mohammed bin Salman, ha definito il lancio dei missili «un atto di guerra». Gli sciiti iraniani e i sunniti sauditi si odiano da sempre, ma il braccio di ferro in Medio Oriente si è trasformato in guerra per procura non solo nello Yemen. In Siria i giannizzeri iraniani, con il cruciale appoggio dei russi, hanno salvato il regime di Bashir Al Assad nonostante l'invio di armi e soldi sauditi ai ribelli, comprese le formazioni estremiste. In Irak, confinante con l'Arabia Saudita, il governo e le milizie sciite pro-Iran hanno vinto la guerra contro l'Isis aprendo un corridoio terrestre da Teheran fino a Beirut sulle sponde del Mediterraneo. In Libano la crisi politica fra sunniti e sciiti, che potrebbe esplodere in conflitto armato, è alimentata da Riad in funzione anti Hezbollah, il partito armato costola degli ayatollah.
Israele, che considera l'Iran una minaccia mortale, sarebbe pronto ad aiutare sotto
banco i sauditi in caso di conflitto con Teheran. L'escalation dei missili è solo un campanello d'allarme della guerra che potrebbe scoppiare il prossimo anno, su più fronti, sconvolgendo ancora una volta il Medio Oriente.
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