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Missione Libia del premier sulle orme di Berlusconi

Nel dossier del primo viaggio internazionale di Draghi l'impegno italiano su elettricità, autostrade, aeroporto

Missione Libia del premier sulle orme di Berlusconi

Il grande ritorno degli investimenti italiani in Libia, dal settore energetico che verrà rafforzato ai lavori per la riapertura dell'aeroporto internazionale fino all'autostrada dalla Tunisia all'Egitto dell'accordo fra il colonnello Gheddafi e Silvio Berlusconi. E soprattutto il controllo dei flussi migratori e la stabilizzazione del Paese con il ritiro delle truppe straniere, sia mercenari siriani che russi, in vista delle elezioni previste a dicembre. La visita del presidente del Consiglio, Mario Draghi, la prima all'estero dal suo insediamento, di oggi a Tripoli, sarà lampo, ma con un'importante valenza politica. Il «piano Italia» punta a far tornare il nostro Paese al ruolo preminente che abbiamo perduto a causa delle timidità precedenti quando i turchi ci hanno scalzato e la parola è passata alle armi.

Abdelhamid Dbeibah, nuovo premier del governo di unità nazionale, è un imprenditore, ex tecnocrate dei tempi di Gheddafi, che faceva parte della cerchia di Seif, il figlio intelligente del colonnello travolto prima della successione al padre. Il «piano Italia» è un voluminoso dossier, in parte ereditato fin dai tempi di Berlusconi, che Draghi discuterà con Dbeibah interessato soprattutto al rilancio economico del Paese. Non è un caso che Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, sia arrivato a Tripoli il 21 marzo per preparare il terreno. L'Italia si impegnerà ad aiutare il governo libico a rimettere in piedi la rete elettrica evitando i continui blackout, che esasperano la popolazione e ci sarà un «forte partenariato nel settore della transizione energetica».

Il giorno prima dell'arrivo di Draghi una delegazione dell'Enav, l'ente nazionale italiano, ha pianificato con i libici il rilancio dell'aviazione civile per riaprire le rotte dirette con l'Europa. La ricostruzione dell'aeroporto internazionale di Tripoli, distrutto dai combattimenti, è affidato ad una ditta italiana.

Anche il progetto pattuito da Gheddafi e Berlusconi nel 2008, in segno di riconciliazione post coloniale, dell'autostrada dalla Tunisia all'Egitto comincerà a vedere la luce. Il raddoppio della via Balbia, che costeggia il mare dai tempi di Mussolini, partirà con lotti di 200 milioni di euro. Non è solo un investimento infrastrutturale strategico, ma un progetto politico che punta ad «unire» le due parti armate e divise del Paese, Cirenaica e Tripolitania al momento rispettose del cessate il fuoco che ha permesso la nascita del nuovo governo a Tripoli. Per favorire la riappacificazione l'Italia è pronta a riaprire il consolato a Bengasi, feudo del generale Haftar.

Draghi affronterà anche il nodo del controllo dei flussi migratori, che con l'arrivo del beltempo estivo fa temere un'ondata dalla Libia. In alcune giornate di mare calmo delle ultime settimane sono partiti fra i 1000 e 1500 migranti al giorno. Alcune centinaia sono sbarcati in Italia, ma la Guardia costiera libica ne ha intercettati anche mille in 24-48 ore riportandoli indietro. Per questo esistono già piani tecnici di rafforzamento dell'appoggio e addestramento alla Marina e Guardia costiera libica ed in prospettiva alle future forze armate, che dovranno superare l'instabilità delle milizie. Per il confine meridionale, porta d'ingresso dei migranti, è stato tirato fuori dal cassetto il progetto dell'allora Finmeccanica, oggi Leonardo, di sorveglianza elettronica sospeso dalla caduta di Gheddafi. Il 12 aprile la visita prevista a Tripoli del ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, entrerà nel merito del piano di controllo dei flussi migratori in vista dell'estate.

Altri settori che coinvolgeranno l'Italia sono la sanità, a pezzi, e le telecomunicazioni.

Draghi e Dbeibah dovrebbero annunciare una dichiarazione congiunta, che tornerà a rafforzare il ruolo storico dell'Italia in Libia.

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