Mister Amarone: "Vino patrimonio da trasmettere"

Boscaini (Masi Agricola): "Vince chi ha il coraggio di rischiare"

Mister Amarone: "Vino patrimonio da trasmettere"
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Mister Amarone, come lo hanno soprannominato in termini encomiastici, al punto da dedicargli un libro dal titolo appunto «Mister Amarone». Lui non è solo l'ambasciatore dell'eccellenza vitivinicola italiana nel mondo. È l'emblema di come la capacità imprenditoriale, unita a una buona dose di coraggio, possa esprimere al meglio il valore di una tradizione plurisecolare. Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, porta infatti sulle proprie spalle 250 anni di storia familiare: quella di un'impresa all'ottava generazione che dal cuore della Valpolicella è arrivata a esportare vini di pregio in oltre 140 Paesi. Dal re Amarone, al Recioto, dal Soave a Lugana. «Quella del nostro vino è la storia di un Made in Italy diffuso, che rappresenta tutte le regioni italiane con le loro specificità geografiche, storiche e culturali», ha spiegato l'imprenditore, ospite all'evento veronese organizzato ieri da Il Giornale con il settimanale economico Moneta. Un tale patrimonio va custodito e soprattutto trasmesso attraverso un giusto equilibrio fra tradizione e innovazione. «Da sempre lavoriamo per ottenere questo risultato, perché la qualità non nasce dalla comodità ma dalle scelte coraggiose e dal rischio. Innovare non significa rompere con la tradizione ma comprendere quest'ultima a fondo per poterla reinterpretare in chiave moderna», ha spiegato Boscaini nel colloquio con il vicedirettore de Il Giornale, e direttore di Moneta Osvaldo De Paolini. Del resto, ha aggiunto l'imprenditore, l'evoluzione del settore è per sua natura legata al cambiamento. «Il vino ha vissuto un primo Rinascimento quando è passato da prodotto alimentare per i braccianti a prodotto con uno specifico valore enogastronomico. Poi lo scandalo del metanolo a fine anni '80 ha segnato un'ulteriore svolta, spingendo gli imprenditori virtuosi a mettere la loro faccia a garanzia della qualità», ha ricordato Boscaini, i cui vini migliori sono considerati un vero e proprio bene di lusso. Oggi nuove sfide sollecitano il comparto, che in Italia vale oltre 45 miliardi di euro: la competitività sui mercati esteri e il lavoro di squadra con il mondo del credito, ad esempio. «Per noi fare cultura d'impresa significa trasformare la paura di sbagliare in energia costruttiva. L'errore è possibile ma restare fermi è ancora più rischioso», ha quindi osservato. Con questo stesso approccio, Masi Agricola è stata la prima azienda del vino italiano di qualità a quotarsi in Borsa, ma anche la prima a introdurre un fondo di private equity nel proprio capitale. «Sono un forte sostenitore del lavoro bancario e in particolare di quelle realtà che guardano in faccia l'imprenditore e ne comprendono le necessità: abbiamo bisogno di investimenti a lungo termine sul Made in Italy».

Per Boscaini, il brindisi

migliore è quello che deve ancora arrivare: «Il valore in questo settore non è dato solo dai dividendi ma anche dal plusvalore della propria storia e delle proprie vigne. Dobbiamo raccontare questa nostra ricchezza nel mondo».

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