Mittal rottama tutti i sogni del governo: «All'ex Ilva ci sono 4.700 addetti di troppo»

Il big indiano detta le condizioni per restare a Taranto. Deluso Patuanelli

Mittal rottama tutti i sogni del governo: «All'ex Ilva ci sono 4.700 addetti di troppo»

«Uno stabilimento all'avanguardia, un esempio di impianto industriale siderurgico, con uso di tecnologie sostenibili, con forni elettrici e altri impianti ecosostenibili per arrivare a una produzione di 8 milioni e tutelare livelli occupazionali». Il tutto per lunedì, dice il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli. Oggi invece c'è il progetto presentato da Mittal per restare a Taranto: 4.700 esuberi sui 10mila lavoratori dell'ex Ilva, riduzione della produzione con proporzionale taglio degli investimenti sull'ambiente. Piano drammatico quello descritto ieri pomeriggio dall'ad di ArcelorMittal Italia Lucia Morselli nell'incontro con governo e sindacati presso il Ministero per lo Sviluppo economico.

I rappresentanti sindacali lo hanno respinto seccamente, si sono alzati e se ne sono andati, annunciando per martedì 10 dicembre 24 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo e dell'indotto di Taranto, a rafforzare la già prevista manifestazione a Roma sulle aziende in crisi.

«Non ci sono le condizioni per aprire il confronto su un accordo», ha reagito la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan che, insieme ai segretari di Cgil e Uil, ha bollato come irricevibili il piano e gli esuberi. Lo stesso ministro si è detto «molto deluso da Mittal», respingendo il piano presentato ieri e annunciando un proprio progetto per l'ex Ilva entro lunedì. Un progetto su cui «siamo disponibili a investire», ha assicurato l'esponente Cinque stelle. Ma l'ottimismo di Patuanelli non è condiviso dai sindacati che ieri sono usciti dal confronto con rinnovate preoccupazioni. «Ci aspettavamo che proponessero esuberi, ma non un piano così duro -, dice un rappresentante sindacale presente all'incontro- così significa andare verso la fine dell'area a caldo, parte strategica dell'impianto, o addirittura la chiusura».

Il problema è che al momento sia l'azienda che il governo sembrano pronte più a prendere tempo che a entrare nel vivo delle complesse questioni aperte. Il pallino è in mano soprattutto alla magistratura. Basti pensare il 13 dicembre se il tribunale di Taranto si pronuncerà per la chiusura dell'altoforno 2, gli esuberi nel piano franco-indiano saliranno a 6.300. L'azienda ha tutto l'interesse a prendere tempo e il governo deve ancora mostrare che carte ha in mano. E forse non ha neanche troppa fretta, tanto da non essersi ancora pronunciato sulla questione che spacca sia M5s che Pd, il famoso scudo penale che molti nella maggioranza ritengono inutile, ma che invece per i sindacati va ripristinato per togliere alibi ai Mittal.

Per il governo è una nuova prova del fuoco potenzialmente fatale. E infatti le opposizioni partono all'attacco.

«Questa storia prova che dove c'è il Movimento 5 Stelle non ci può essere l'impresa», attacca l'azzurra Mariastella Gelmini. E Matteo Salvini punge Conte: «Il bugiardo va in gita a Londra mentre 4.700 operai rischiano il licenziamento».

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