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Mogherini si dimette. Ora rischia la Moretti

L'ex ministra lascia l'incarico dopo il rilascio. E per l'eurodeputata Pd si riapre il Qatargate

Mogherini si dimette. Ora rischia la Moretti
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Sembrava che la scelta fosse quella di rimanere al suo posto, fiduciosa di aver chiarito i fatti contestati dopo l'interrogatorio di dodici ore a cui è stata sottoposta dopo il fermo di martedì da parte della polizia belga, prima di essere rilasciata per mancanza del pericolo di fuga. Ma dopo la formalizzazione delle accuse, ieri Federica Mogherini ha deciso di dimettersi dalla carica di rettore del Collegio di Bruges. Lo ha comunicato lei stessa all'istituto, ribadendo "il massimo rigore e correttezza con cui ho sempre svolto i miei compiti. Sono certa che la comunità del Collegio continuerà il percorso di innovazione ed eccellenza che abbiamo tracciato. Sono orgogliosa di ciò che abbiamo realizzato insieme e sono profondamente grata per la fiducia, la stima e il sostegno che gli studenti, i docenti, il personale e gli ex allievi del Collegio e dell'Accademia mi hanno dimostrato e continuano a dimostrarmi". Le accuse della Procura europea - frode in appalti pubblici, corruzione, conflitto di interessi e violazione del segreto professionale - riguardano infatti proprio il suo ruolo alla guida del Collegio, diventato aggiudicatario, nel 2022, di un appalto per un progetto pilota per l'Accademia diplomatica europea. I magistrati sospettano che Mogherini fosse in possesso di informazioni privilegiate sul capitolato di gara prima che fosse pubblico, veicolatele dall'altro indagato, Stefano Sannino, ex ambasciatore e all'epoca dei fatti segretario del Servizio europeo per l'azione esterna, una sorta di ministero degli esteri dell'Ue, che ha aggiudicato il bando. L'istituto di Mogherini sarebbe stato favorito a discapito di altri candidati. Non è ancora chiaro che elementi ci siano invece a supporto dell'accusa di corruzione. Ma l'inchiesta è ancora alle prime battute e non viene escluso che possa allargarsi ad altre figure della burocrazia europea. Gli inquirenti potrebbero dover scavare in ogni anello della catena che ha portato all'aggiudicazione, e in generale nei rapporti tra il Collegio di Mogherini e il Servizio europeo ai tempi di Sannino. Resta da capire da chi sia partita la denuncia all'Olaf, l'antifrode dell'Ue, che l'ha poi trasmessa alla Procura. Forse da una talpa all'interno dello stesso Collegio, qualcuno che non vedeva di buon occhio l'incarico, controverso, di Mogherini.

Sul Pd e sui socialisti piomba però un'altra grana giudiziaria, con il voto sulla revoca dell'immunità ad Alessandra Moretti in Commissione Juri per la vicenda Qatargate. Manca il voto della plenaria, a metà dicembre, ma se la revoca venisse confermata la dem rimarrebbe senza protezione e sarebbe esposta a eventuali atti dei magistrati belgi, che potrebbero interrogarla e nell'ipotesi peggiore chiedere misure cautelari. Sarebbero però clamorose, a tre anni dallo scoppio del caso, e senza elementi nuovi a carico di Moretti, che viene solo citata in alcune intercettazioni del Qatargate. Per i dem quel voto è una cosa grave. Per Carlo Fidanza, FdI, la polemica del Pd è ridicola.

Non è stato il voto dei Conservatori a determinare il risultato. Il cortocircuito si è sviluppato all'interno della maggioranza Ursula, dove il Ppe (e forse qualcun altro) ha deciso di salvare Gualmini e affossare Moretti.

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