«Siamo di fronte a uno sciame sismico, non possiamo escludere che altre scosse di media grandezza ci saranno, magari in una zona intermedia tra quelle colpite dai due terremoti già avvertiti» avverte Claudio Eva, noto sismologo, già ordinario di Fisica terrestre e Sismologia all'università di Genova. Eva invita a non distrarsi: «Sulla base della storia sismica di questa parte del territorio molisano non ci sono indicazioni di scosse superiori a 5.7 di magnitudo. La scienza sismica non può prevedere ciò che potrà succedere, ma l'esperienza ci insegna a non abbassare la guardia e in questi casi suggerisce la massima allerta. Serve attenzione e cautela. Ci dev'essere uno stato di allarme senza però doversi abbandonare al panico».
Professore, questa serie di terremoti però ricorda quello del 2002 che colpì la provincia di Campobasso. A San Giuliano di Puglia crollò la scuola elementare in cui morirono 27 bambini e una maestra a causa di una scossa di magnitudo 5.7.
«In quel caso, oltre alla magnitudo dell'evento, il grave problema fu il crollo della scuola, per la quale esistevano cause legate alla struttura dell'edificio».
Le scosse che stanno interessando il Molise sono simili, in termini di natura, a quelle di San Giuliano?
«È un terremoto comparabile a quello passato come dimensione e si manifesta su strutture profonde ad andamento anti- appenninico. Attualmente c'è un'attività abbastanza consistente sia per numero di scosse che per intensità. Tre scosse di magnitudo prossima a 5 sono molte e si localizzano su una sorgente sismica che potrebbe essere in continuità con quella del 2002 ma spostata 25 chilometri più a nord».
È un bene o un male?
«Si tratta di un sistema di frattura che presenta un rilascio di energia in generale minore a quello delle strutture che segnano il limite dell'Appennino Centro-meridionale. Il terremoto più violento che ha colpito il Molise risale al 1805, a Baiano, con una magnitudo di 6.4.».
Dunque non c'è il rischio che dopo queste avvisaglie possa arrivare il colpo più forte?
«Tutta la provincia di Campobasso si trova in una fascia ad alta pericolosità sismica. Gli epicentri attuali si trovano a notevole distanza dalla aree sedi dei maggiori terremoti; ma nella storia sismica abbiamo spesso assistito a situazioni che, data la scarsa conoscenza delle faglie attive, non hanno permesso una ipotesi di chiara evoluzione. In questo campo non si è sicuri di nulla. Come successo all'Aquila».
Però bisogna aspettarsi altre scosse?
«Sicuramente non finisce tutto domani. La speranza è che, come succede in molti casi, le scosse tendano a decrescere con il tempo in numero ed energia. Ma la situazione richiede la massima attenzione e bisogna verificare minuto per minuto l'evoluzione della sequenza».
Il terremoto può colpire altre zone?
«L'attività attualmente è abbastanza circoscritta, potrebbe verificarsi qualche scossa che prolunghi il segmento di faglia attivo. Tra le due scosse di questi giorni c'è un gap di 15 km che è l'area che potrebbe essere più interessata a una successiva scossa oppure propagarsi a Nord. Abbiamo assistito molte volte a una migrazione degli eventi sismici».
Quando una scossa diventa pericolosa?
«Tutte le scosse sono pericolose, dipende in quale contesto esse si producono: i
centro storici e le vecchie case sono vulnerabili anche a scosse minori, costruzioni più moderne presentano capacità di resistenza maggiori. Ma i più disastrosi terremoti per l'Italia sono quelli superiori a magnitudo 6».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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