Politica

Il mondo della politica in ansia per i militari: "Grati e orgogliosi"

Dal Colle a Conte, le solidarietà ai feriti delle massime cariche dello Stato

Il mondo della politica in ansia per i militari: "Grati e orgogliosi"

Dolore, tristezza. Soprattutto apprensione. Il mondo della politica resta col fiato sospeso per la sorte dei nostri militari coinvolti in un attentato a Kirkuk in Irak. La sorte dei cinque feriti, di cui tre versano in gravi condizioni, è divenuto il pensiero dominante dei rappresentanti delle istituzioni. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è stato il primo a venire informato e, come da prassi, si è messo subito in contatto con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Guerini ha anche parlato al telefono col premier Giuseppe Conte. Dal Quirinale a Palazzo Chigi, tutti restano in contatto con il Ministero della Difesa per i ragguagli sull'evolversi della situazione.

Esponenti di tutti i partiti hanno espresso dolore per l'attentato e solidarietà per le vittime. E soprattutto gratitudine per l'alto valore della missione che i nostri militari stanno compiendo in un territorio difficile e ostile. Parlando anche con il capo ti Stato Maggiore della Difesa, il generale Enzo Vecciarelli, Mattarella ha parlato di «attentato gravissimo» e di massima «solidarietà e vicinanza» alle famiglie dei nostri militari coinvolti. Oltre al dolore è poi l'orgoglio che emerge dalla maggior parte dei messaggi di solidarietà che questo attentato ha suscitato.

I cinque feriti fanno infatti parte di un contingente che si occupa di addestrare le forze regolari irachene nella difficile lotta contro il terrorismo dell'Isis. Ed è su questo aspetto che si sono concentrati alcuni dei messaggi di solidarietà espressi dai leader ed esponenti della più diverse forse politiche. L'ex premier e leader di Fi Silvio Berlusconi ha espresso solidarietà con una nota: «L'Italia intera deve stringersi con gratitudine a loro e a tutti i loro colleghi in uniforme, che difendono nel mondo la pace e la sicurezza. La loro dedizione, la loro professionalità, il loro coraggio fanno onore al nostro Paese e alla divisa che indossano». Berlusconi ha rimarcato che questa «grave vicenda dimostra che il terrorismo non è ancora sconfitto». «Vicino ai nostri militari colpiti vigliaccamente in Irak - scrive Matteo Salvini su Twitter - alle loro famiglie e a tutti i nostri soldati nel mondo. Combattere il terrorismo islamico ovunque, in Italia e nel mondo, era e rimane una nostra priorità». Maurizio Gasparri (Fi) sottolinea la matrice islamica dell'atto terroristico. «Quanto avvenuto in Irak - commenta Gasparri - ci ricorda la pericolosità del terrorismo islamico».

Orgoglio, dunque, e riconoscenza. Questi i leit-motiv delle tante dimostrazioni di affetto e solidarietà. Dal segretario Pd Zingaretti («Orgogliosi del loro impegno nel mondo») a Rampelli di Fdi («Ringraziamo il nostro contingente, e tutte le Forze Armate italiane, che con la presenza e il coraggio sono impegnati quotidianamente in missioni di pace nei territori di guerra»), passando per i presidenti di Camera (Roberto Fico: «Tutta la mia più profonda vicinanza») e Senato (Elisabetta Casellati «un pensiero commosso ai nostri portatori di pace»). Al tempo dei social network, però, non sono mancate le cadute di stile e le sterili polemiche di chi, anche in un simile momento di profondo cordoglio, non perde occasione di difendere posizioni ideologiche. Ed è così che il tweet di Salvini è stato bersaglio di tanti che hanno poco gradito l'espressione «combattere» usata dal leader del Carroccio. Fuori da coro si pone anche il segretario del Partito comunista Marco Rizzo: «Apprensione e vicinanza alle famiglie.

Ma che ci fanno soldati italiani in quel paese? Si scrive peace keeping ma si legge guerra».

Commenti