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Il monopolio della memoria a senso unico

Al termine del congresso nazionale della Cgil a Bologna (la rossa più che la dotta in questo frangente), alla presenza del segretario generale Maurizio Landini, è risuonato a tutto volume l'inno dell'Unione Sovietica.

Il monopolio della memoria a senso unico

Dopo una campagna elettorale basata sull'accusa alla destra di «non aver fatto i conti con la storia» agitando lo spauracchio del «pericolo fascista», la sinistra italiana cala la maschera e dimostra il proprio carattere nostalgico, anche se di tutt'altro genere.

Al termine del congresso nazionale della Cgil a Bologna (la rossa più che la dotta in questo frangente), alla presenza del segretario generale Maurizio Landini, è risuonato a tutto volume l'inno dell'Unione Sovietica. Immancabili i sorrisi, i cenni di assenso e i pugni chiusi tanto dalla platea quanto dal palco in un revival dell'Urss di cui francamente non si sentiva il bisogno.

Eppure quanto accaduto a Bologna non è un episodio isolato ma testimonia un vizio che la sinistra nostrana non ha mai perso ed è la nostalgia del comunismo e, in fondo in fondo, anche degli anni dell'Unione Sovietica. I compagni, troppo impegnati a puntare il dito contro la destra, si sono dimenticati di prendere le distanze dal comunismo e dai suoi crimini e non perdono occasione per dimostrarlo.

Il concetto dei due pesi e due misure non è purtroppo una novità ma la nonchalance con cui la sinistra esercita il proprio monopolio della memoria è sconcertante. Supponiamo per un momento che quanto avvenuto a Bologna fosse accaduto al contrario, ovvero che un sindacato di destra avesse messo a tutto volume l'inno di un'altra dittatura novecentesca al proprio congresso, cosa sarebbe accaduto? La risposta è scontata, avremmo assistito, come è giusto che sia, a un coro unanime di condanna che però non è avvenuto nel caso della Cgil. Eppure c'è una risoluzione del parlamento europeo del 2019 che mette sullo stesso piano comunismo e nazismo condannando la dittatura dell'Unione Sovietica.

Sempre attenta alle indicazioni che arrivano da Bruxelles, la sinistra italiana deve essersi dimenticata dei contenuti di questa risoluzione.

Non a caso l'episodio al congresso della Cgil è solo l'ultimo in ordine di tempo, pochi mesi fa, durante la campagna elettorale, un candidato del PD scriveva: «Buon anniversario della Rivoluzione Bolscevica» corredato da foto di Lenin e Armata Rossa. Che dire poi delle esaltazioni del «modello cinese»: «La Cina contribuisce all'ordine mondiale e il suo sviluppo offre una prospettiva alle nuove generazioni» Massimo D'Alema dixit.

Per i compagni italiani è vietato essere nostalgici se non del comunismo, in quel caso vale tutto.

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