L'Inter ha cancellato i Moratti o, se qualcuno preferisce, è il contrario. Non cambia il fatto: Massimo Moratti s'è dimesso da presidente onorario del club che fu suo e prima di suo padre e del quale è ancora azionista di minoranza. Lasciano anche il figlio Angelomario e altri due dirigenti di area morattiana. Lasciano perché da quando hanno venduto a Erick Thohir si sentono ripetere che i conti non tornano, che la vecchia gestione (quella di Moratti, appunto) è stata economicamente un disastro, che non funziona niente e che questo non funzionare è sempre colpa di Moratti e del suo staff. Non è la fine di una stagione, quanto la fine di un mondo, perché anche dopo l'arrivo dell'imprenditore indonesiano la presenza di Moratti era stata costante. Visibile in tribuna a San Siro e, soprattutto, nella testa dei tifosi che alla famiglia del petroliere sono legati per le vittorie del 2010 e pure per le sconfitte di gran parte del resto della sua gestione. C'erano i Moratti. C'era Massimo: faccia e storia da ostentare nei momenti buoni e da insultare in quelli cattivi. Moratti ha accettato le pernacchie dei tifosi per decenni di fallimenti, non lo stillicidio di uscite della nuova dirigenza sui numeri che non tornano. Domanda: Thohir ha lavorato per mesi all'acquisizione della maggioranza dell'Inter, non s'è accorto che i numeri non erano buoni? Lo sapeva, e la prova sta nel fatto che il prezzo di acquisto è stato basso. Allora perché rinfacciarlo dopo un anno? La nuova proprietà non ha investito quanto aveva promesso, i tifosi lo sanno e lo vedono. I motivi sono molteplici, compresa la situazione patrimoniale del gruppo del magnate indonesiano. I soldi sono pochi. Allora è proprio vero che sia tutta colpa dei buchi lasciati dalla vecchia gestione?
Moratti ha sbagliato un sacco di cose, ha strapagato giocatori mediocri, s'è innamorato di allenatori altrettanto mediocri. L'ultimo che ha scelto è stato Mazzarri, che l'ha pugnalato in diretta tv l'altro ieri dicendo: «Le parole di Moratti? Non ho tempo di disperdere energie per rispondere a qualcosa o qualcuno». Quel qualcosa o qualcuno è colui che l'ha ingaggiato e gli ha fatto firmare un ricco contratto. La maleducazione della frase è incommentabile e non si giustifica neanche con la scarsa simpatia di Mazzarri. L'uscita dell'allenatore non è la causa dell'addio, ne è il corollario.
Moratti meritava rispetto, specie da un suo ex dipendente. Il fatto che nessuno dell'Inter l'abbia difeso è il segno dei tempi e del tempo. Ha vissuto il suo 5 maggio. Quello vero, quello del 2002. Non pensava di vivere anche quello di Napoleone. Fu vera gloria?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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