Morta di fame la piccola Amal Simbolo della guerra in Yemen

La bambina, 7 anni, era ritratta in una sconvolgente foto pubblicata dal «New York Times» il 26 ottobre

Morta di fame la piccola Amal Simbolo della guerra in Yemen

La sua foto era orribile e bellissima. Le sue costole a vista che segnavano il suo torace come un Golgota, le sue braccia magre come piccioli di foglie, il suo sguardo dolce e assorto erano stati colti dal fotografo premio Pulitzer Tyler Hicks, che aveva anche raccontato come fosse stato «difficile ma importantissimo» scattare quella immagine che raccontava più di milioni di parole il dramma della della guerra nello Yemen, un conflitto dimenticato che secondo le Nazioni Uniti ha ridotto alla fame 1,8 milioni di bambini, e che ne fa la più grave crisi umanitaria degli ultimi anni.

La foto era stata pubblicata lo scorso 26 ottobre dal New York Times in uno sconvolgente reportage di cui era diventato la drammatica icona. Nemmeno una settimana dopo la piccola Amal Hussain, sette anni, è morta. Di fame. Come si moriva nelle guerre di secoli fa e come non si dovrebbe più morire oggi, quando ciascuno di noi getta nel cassonetto della spazzatura avanzi succulenti e biscotti scaduti da tre giorni. La morte è avvenuta in un campo profughi a poca distanza da un ospedale ad Aslam, a 90 chilometri a nord-ovest di Sana'a.

La notizia della morte della bambina è stata data al New York Times dalla stessa mamma Mariam Ali, e immaginate quanto duro debba essere stato: «Il mio cuore è spezzato. Amal sorrideva sempre. Ora ho paura per i miei altri figli», ha detto la donna. Il quotidiano americano aveva pubblicato le sconvolgenti foto spiegando che essa avrebbero potuto essere «inquietanti come nulla abbiamo pubblicato prima». Ma aveva spiegato che la decisione di pubblicarle era stata presa perché «avremmo fatto un torto alle vittime di queste guerra se avessimo pubblicato immagini sterilizzate che non riflettono pienamente la loro sofferenza».

La guerra sconvolge lo Yemen, già prima del conflitto uno dei Paesi più poveri del mondo, dal 2015. All'inizio il conflitto è stato solo civile, tra gli Huthi, che controllano la capitale Sana'a e sono alleate con le forze fedeli all'ex presidente Ali Abdullah Saleh, e le fazioni leali al governo di Abd Rabbuh Mansur Hadi, con sede ad Aden. In sostegno a questi ultimi è intervenuta pesantemente l'Arabia Saudita, alla guida di una coalizione composta dagli altri Stati del Golfo e da Egitto, Giordania, Marocco e Senegal, che si è resa protagonista di numerosi attacchi aerei che hanno provocato decine di migliaia di vittime.

Proprio ieri Amnesty International è tornata a denunciare le gravi violazioni dei diritti umani da parte dell'Arabia Saudita nello Yemen e ha fatto un appello a «tutti gli Stati che forniscono armi all'Arabia Saudita e ai membri della sua coalizione impegnata nello Yemen» perché sospendano ogni invio «dato che sulla base delle evidenti prove presentate da Amnesty International tali forniture potrebbero essere usate per compiere gravi violazioni e possibili crimini di guerra nello Yemen».

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