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Morte di David Rossi, i Ris credono nell'omicidio

La perizia depositata in commissione: "La ferita al polso con l'orologio compatibile con una presa"

Morte di David Rossi, i Ris credono nell'omicidio
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La storia della morte di David Rossi è tutta da riscrivere. Dalla commissione parlamentare d'inchiesta che indaga sulla tragica fine del manager Mps, volato dal suo ufficio di Rocca Salimbeni il 6 marzo 2013 e lasciato agonizzante per quasi un'ora, arriva la parola fine a quasi 13 anni di depistaggi, sospetti e veleni. È la scienza a ribadire che Rossi non si è ammazzato. Non c'è solo la simulazione digitale di Virtual Crash 6.0, con un manichino antropomorfo virtuale costruito rispettando alla lettera le proporzioni del corpo di Rossi, a confermare l'incompatibilità al 95% con l'ipotesi del suicidio. Non c'è solo il parere del massimo esperto di questo software, Giuseppe Monfreda, cui le Iene - che da anni con Antonino Monteleone, Marco Occhipinti e oggi Roberta Rei si occupano di questa torbida vicenda - hanno commissionato questo studio. Per la prima volta dalla sua morte, a tre anni da una perizia commissionata dal Parlamento che aveva difeso la tesi della caduta volontaria "con gesto anticonservativo" anche i Ris hanno deciso di sposare la tesi dell'omicidio, ipotizzando che l'uomo "sarebbe stato trattenuto per i polsi, sospeso nel vuoto a penzoloni e poi lasciato cadere". "Basta studiare la caduta dell'orologio di David, ritrovato vicino al suo corpo, con i cinturini staccati dalla cassa", ricorda al Giornale il presidente dela commissione Giuseppe Vinci (Fdi).

Secondo questa ricostruzione Rossi non poteva essere da solo. È il medico legale Roberto Manghi a chiarire in commissione che la ferita sul polso sinistro di Rossi non era "a stampo" ma "fatta con più movimenti a strappo", come una presa prolungata da parte altre persone. Secondo lo scienziato, che ha firmato la consulenza assieme al tenente colonnello dei Ris, Adolfo Gregori, "le lesioni al polso sinistro lasciate dall'orologio si possono armonizzare con un polso che ruota all'interno della mano che lo afferra". C'è una frattura, quella del capitello radiale sinistro di Rossi che presenta una "proiezione mediale" anziché laterale come ci si aspetterebbe. Una ferita "mai riscontrata prima" che secondo i Ris "può essere una conseguenza diretta di una pressione sul gomito, come se qualcuno cercasse di liberarsi" da una presa, così come incompatibili con il suicidio sono "le ecchimosi su volto e gomito".

Sappiamo da tempo che la scena del crimine è stata compromessa - lo dicono immagini della Scientifica girate prima e dopo l'arrivo dei pm, lo dice anche l'ex colonnello dei carabinieri Pasquale Aglieco, finito a processo dal suo buen retiro ad Hammamet - lo confermano indagini apparse approssimative sin dall'inizio, nel bel mezzo del pasticcio della banca senese feudo del Pd, alle prese con una serie di spregiudicate operazioni finanziarie che ne hanno prosciugato i conti senza che nessuno abbia mai pagato.

Nel servizio di in onda ieri in prima serata su Italia 1, anche i familiari del manager Mps, come da ormai 13 anni, rivendicano una verità sfuggita per troppo tempo: "Chiediamo la riapertura delle indagini, l'omicidio non ha prescrizione".

Difficile che la Procura di Siena, che ha insistito con il suicidio sin dalla sera (vedi la velina girata da qualche manina alle agenzie di stampa prima di mezzanotte) e quella di Genova che ha "perdonato" i magistrati senesi, tornino indietro. È l'ennesimo spot a favore della riforma di una giustizia rabbuiata da una serie inquietante di insuccessi.

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