Politica

Morti sospette e confessioni dietro quei 5 milioni occulti

Dichiarazioni di ex gerarchi e documenti proverebbero il finanziamento: che secondo alcuni fu di 50 milioni

Sarkozy e Gheddafi all'Eliseo (2007)
Sarkozy e Gheddafi all'Eliseo (2007)

Morti sospette, registrazioni segrete, documenti compromettenti, confessioni di ex gerarchi libici e la tragica fine di Gheddafi sono i tasselli che portano ai 5 milioni di euro che il colonnello avrebbe versato a François Sarkozy per aiutarlo a diventare presidente.

La pista dei soldi comincia a emergere sei anni fa con la pubblicazione sul sito francese Mediapart di un documento libico, che proverebbe il passaggio di denaro da Tripoli a Sarkozy. Il finanziamento segreto sarebbe servito per la campagna elettorale del 2007, che portò il politico francese all'Eliseo. In realtà un anno prima della pubblicazione del documento, durante la rivolta che ha abbattuto il regime di Gheddafi, il figlio intelligente del colonnello Seif el Islam parlò dei finanziamenti libici a Sarkozy, alla vigilia dei bombardamenti della Nato fortemente voluti dalla Francia. E il 25 ottobre 2011 l'ex premier libico, Baghdad al Mahmoudi, fuggito e arrestato in Tunisia, ammetteva durante un interrogatorio: «Ho supervisionato personalmente il dossier del finanziamento di Tripoli alla campagna di Sarkozy».

L'anno dopo, l'ex capo dei servizi segreti interni di Gheddafi e suo cognato, Abdallah Senoussi, rinchiuso ancora oggi nel carcere di Tripoli, confermava, dietro le sbarre, che Sarkozy aveva preso milioni di euro dal colonnello. Secondo alcune fonti, il finanziamento segreto non era di 5, ma 50 milioni di euro.

Nel 2013 la magistratura d'Oltralpe aprì un'inchiesta e i media francesi, come Le Monde, cominciarono a scavare delineando i dettagli. L'innominabile accordo sarebbe stato finalizzato il 6 ottobre 2006 e della parte operativa si occupò Bashir Saleh, il capo di gabinetto di Gheddafi. L'accordo era riportato in un documento firmato da Mussa Kussa, allora capo degli onnipresenti servizi segreti libici all'estero e oggi riparato in Qatar.

A Vienna, nel 2012, venne trovato a galleggiare sul Danubio il cadavere dell'ex ministro del petrolio del regime Choukri Ghanem. Sulla sua agenda alla data 29 aprile 2007 descriveva nei dettagli un pranzo di lavoro con l'allora premier Al Baghdadi che «dice di aver inviato 1,5 milioni di euro a Sarkozy mentre Seif el Islam (figlio di Gheddafi) ne aveva donati 3». E altri 3 milioni di euro sarebbero arrivati da Senoussi, il temuto capo dei servizi, si legge sull'agenda del morto eccellente.

Nel novembre 2016, durante le primarie repubblicane per l'Eliseo, il faccendiere Ziad Takieddine dichiarava di aver trasportato 5 milioni di euro in contanti da Tripoli a Parigi tra fine 2006 e inizio 2007 per consegnarli a Claude Gueant, fedelissimo di Sarkozy. L'ex presidente continua a smentire con stizza, ma lo stesso Saleh riparato in Sud Africa ha confermato a Le Monde che «Gheddafi aveva ammesso di aver finanziato Sarkozy». Di recente il testimone chiave è stato ferito da colpi di arma da fuoco a Johannesburg. Il cerchio attorno a Sarkozy si sta stringendo e sono saltate fuori nuove figure chiave, come l'intermediario francese Alexandre Djouhri, amico di Saleh e vicino all'ex presidente, che attualmente è dietro le sbarre a Londra, ma potrebbe venire estradato in Francia.

Oltre alla pista dei soldi, dopo la caduta del regime, si è scatenata la caccia dei servizi segreti alle registrazioni audio e video girate di nascosto degli incontri di Gheddafi con i dignitari di mezzo mondo. Fra questi c'è Sarkozy, che accogliendo il colonnello a Parigi lo definì «il fratello leader». I settanta scatoloni con l'archivio segreto di Gheddafi in possesso di un gruppo di ribelli di Bengasi ad un certo punto sono spariti, dopo l'interessamento dei francesi. Il caso era stato gestito da Bernard Squarcini, uomo di Sarkozy nell'intelligence.

E ancora oggi aleggia il mistero su chi abbia sparato il colpo di grazia a bruciapelo, che ha ucciso Gheddafi dopo la sua cattura. I ribelli che lo avevano preso, volevano tenere in vita il prigioniero eccellente per processarlo.

Mesi dopo, Mahmoud Jibril, che è stato primo ministro ad interim, dopo la caduta del regime, confermava alla tv egiziana: «Un agente straniero mescolato ai rivoluzionari ha ucciso Gheddafi».

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