
L'allarme era scattato lo scorso 19 marzo, sottolineato dalle mappe puntuali e precise di DeepState. Eppure Kiev aveva sempre cercato di nascondere la polvere sotto al tappeto della narrazione, sostenendo che la situazione fosse sotto controllo. Ieri, purtroppo, sono arrivati i crismi dell'ufficialità: l'esercito russo ha sfondato nella regione del Dnipropetrovsk, creando di fatto una testa di ponte per un assalto al cuore del Paese. «Le unità della 90esima divisione corazzata hanno raggiunto il confine occidentale del Donetsk e continuano ad avanzare nel Dnipropetrovsk», si legge sul sito del ministero della Difesa russo. Il comandante in capo delle forze Ucraine, Oleksandr Syrskyj, ammette solo a metà la più che probabile debacle delle sue truppe, e su X scrive che «la situazione rimane tesa, ma i nostri soldati difendono con coraggio il loro settore del fronte». Il portavoce dello Stato maggiore ucraino, Andriy Kovalev, si spinge persino oltre e parla di «disinformazione russa». Un video diffuso da Mosca mostra tuttavia un drappello russo oltre il confine già il 20 maggio.
I nuovi scenari condizioneranno non poco i tavoli negoziali: se prima Mosca reclamava la paternità di Donbass e Crimea, generando un muro contro muro con Zelensky, oggi Putin gioca la carta dell'espansione per convincere Kiev ad accettare le sue condizioni. Durante i negoziati, la Russia aveva avvertito l'Ucraina: se non avesse accettato il ritiro delle truppe da alcune regioni, avrebbe rischiato di perderne altre. «Chi rifiuta la realtà della guerra nei negoziati, ne affronterà una nuova sul campo», aveva scritto giorni fa l'ex presidente Medvedev, ed è puntualmente accaduto. Non a caso ieri Zelensky, convinto che Putin voglia «la nostra sconfitta totale», ha tentato di spostare l'attenzione dalle vicende del Dnipropetrovsk sui successi ottenuti nel corso delle operazioni sotto copertura. Il leader ucraino ha anche denunciato che «gli Usa hanno inviato 20mila missili in Medioriente, che Biden aveva promesso all'Ucraina».
Intanto il trasferimento delle salme dei soldati di Kiev alla parte ucraina potrebbe aver luogo già martedì. Lo ha dichiarato il Generale Alexander Zorin, in rappresentanza del gruppo negoziale russo, ribadendo le accuse agli ucraini di ritardare lo scambio dei caduti e che la Russia attende la conferma di Kiev del rinvio. La Federazione ha consegnato 1.212 salme di soldati ucraini al punto di scambio, in conformità con gli accordi di Istanbul. Per Kyrylo Budanov, capo dell'intelligence militare di Kiev, «chi, quando e come scambiare non deve essere una decisione unilaterale. Pressioni e manipolazioni sono inaccettabili». Per Medvedev «Kiev rifiuta i cadaveri per non corrispondere indennizzi alle famiglie».
Nel 1.201° giorno di scontri Mosca ha revocato le restrizioni negli aeroporti di Domodedovo e Zhukovsky dopo un raid di droni nemici. Sotto attacco, informatico, il sistema online delle ferrovie. L'aviazione di Mosca ha colpito Dergach (Kharkiv), uccidendo un civile. Una settantina di droni ucraini diretti su otto regioni russe, dieci su Mosca, sono stati neutralizzati.
È salito a 6 vittime e 44 feriti il bilancio dei bombardamenti di sabato a Kharkiv. La Germania vuole aumentare la capacità dei rifugi antiaerei a un milione di posti temendo un possibile conflitto. La francese Renault approda a Kiev per produrre droni.