Guerra in Ucraina

"Ma Mosca ha già usato il 90% dei suoi missili. Così Kiev può vincere"

Un grande bluff che può ancora fare male

"Ma Mosca ha già usato il 90% dei suoi missili. Così Kiev può vincere"

Un grande bluff che può ancora fare male. La minaccia, a parole, di Putin di «una risposta fulminea» con «armi mai viste» coprirebbe, secondo Pavel Luzin - politologo del think tank Riddle, tra i più ascoltati esperti delle forze armate russe - una situazione disastrosa sul campo: riserve missilistiche ridotte all'osso, gravi carenze strategiche e truppe stanche, mal addestrate, in balìa di una controffensiva ucraina sempre più equipaggiata e convinta di spuntarla. Ma attenzione, avverte da Perm l'analista di Wikistrat Inc.: Mosca, se messa spalle al muro, potrebbe ricorrere a soluzioni estreme.

Quindi le minacce di Putin sono solo un bluff?

«La possibilità che usi armi nucleari non è da escludere, ma non va sovrastimata. Anche se Putin dovesse dare l'ordine, non vi è alcuna garanzia che venga eseguito (la catena di comando e controllo è molto complessa). Inoltre, il ricorso all'atomica comporterebbe la fine della sua vita e della sua cerchia, oltre che della Russia. Prima di passare al nucleare, penso attaccherà gli Stati baltici, la Polonia o la Romania».

Lei hai detto che la Russia ha già utilizzato tra l'80 e il 90% dei missili a medio e lungo raggio disponibili. Cosa significa sul piano militare?

«Che Mosca non è più in grado di causare danni strategici con attacchi missilistici convenzionali. Anche se un altro ponte o deposito di carburante colpito non potrebbero certo cambiare la difficile situazione sul campo».

È per questo che Mosca arranca nel Donbass?

«Le truppe russe sono stanche, demotivate e poco addestrate. Incapaci di guadagnare terreno in modo più rapido ed efficace, si limitano a evitare o prevenire la controffensiva ucraina. Ma non vanno sottovalutate, possono continuare a fare male».

L'Ucraina, rifornita di armi offensive dall'Occidente, potrebbe avere una chance?

«Può eliminare la minaccia di Mosca in una prospettiva a lungo termine o addirittura per sempre e ripristinare la sua integrità territoriale, se rifornita di armi dagli occidentali. Dipende dagli sviluppi sul campo e dalla situazione politica interna in Russia. Ma Kiev può vincere».

A Mariupol, però, i russi continuano a bombardare l'Azovstal. Esasperati dalla resistenza ucraina potrebbero usare armi chimiche?

«Purtroppo non posso escludere questo scenario criminale. Tuttavia, il prezzo da pagare sarebbe così alto che dubito che la Russia possa sopravvivere alle conseguenze di questa scelta estrema».

Incendi, esplosioni, morti sospette di uomini d'affari spesso legati a Gazprom. In Russia ultimamente stanno succedendo cose strane. Cosa c'è dietro?

«Potrebbero essere attività di sabotaggio di Kiev, ma anche forme di protesta degli stessi russi. Molti sono contrari alla guerra, ma la Russia, venendo da un secolo di totalitarismo, non ha una tradizione di proteste politiche di massa. Ha, però, un'antica tradizione di resistenza e sabotaggio dal basso. Alcuni russi hanno i parenti e le radici familiari in Ucraina, quindi potrebbero aver agito in modo isolato per creare problemi al Cremlino. Le morti degli oligarchi potrebbero essere suicidi di rappresentanti dell'élite russa demoralizzati oppure misure estreme adottate da Mosca contro i traditori per dimostrare agli altri qual è il prezzo da pagare».

Come spiega gli attacchi in Transnistria?

«Non so come la Russia possa attaccare la Moldova e pensare di cavarsela, ma non possiamo escludere che, per intensificare il conflitto, coinvolga altri Paesi. Credo, però, che gli attacchi in Transnistria facciano più parte di una guerra psicologica con cui il Cremlino mira a distrarre parte delle forze ucraine sul fronte Sud e Est, dove le truppe russe faticano ad avanzare».

Quando si fermerà Putin?

«Gli obiettivi sono gli stessi del 2014: distruggere lo Stato e la cultura nazionale ucraini, disintegrare l'unità euro-atlantica; creare un nuovo ordine e regole globali vantaggiosi per il Cremlino».

E per riuscirci Mosca potrebbe colpire le linee di rifornimento di Kiev all'interno dei Paesi Nato?

«Un'escalation è possibile anche allo stato attuale del conflitto. La Russia potrebbe arrivare a coinvolgere i membri della Nato in uno scontro diretto per testarne la capacità e la compattezza difensiva.

Poi, qualora non avesse molte possibilità di farcela sul campo, alzerebbe sempre di più l'asticella».

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