Il governo russo ha deciso che interromperà la partecipazione della Russia alla Stazione spaziale internazionale (Iss) come ritorsione per le sanzioni che molti stati occidentali hanno imposto a Mosca; la data è stata decisa ma non verrà comunicata pubblicamente, ma i partner della Iss ne saranno informati un anno prima. Lo ha annunciato il numero uno dell'Agenzia spaziale russa, Roscosmos, Dmitri Rogozin. «Abbiamo redatto le nostre proposte, come ho già detto, e sono state trasmesse al governo e al presidente. La decisione è già stata presa. Non dobbiamo comunicarla pubblicamente, posso dire solo una cosa, in accordo con i nostri impegni, informeremo i nostri partner della fine del nostro lavoro sulla Iss un anno prima», ha detto Rogozin al canale televisivo Rossiya-24.
Va detto che la Stazione spaziale internazionale, l'unica struttura in grado di ospitare persone nello spazio per lunghi periodi di tempo, posizionata a 400 km dalla Terra, dovrebbe esaurire il suo ciclo «vitale» nel 2024, quando scadranno gli accordi tra i Paesi che ne condividono l'utilizzo. E se il suo futuro non è chiaro, l'abbandono da parte della Russia potrebbe accelerare il suo «pensionamento», anche a causa del fatto che molti paesi che hanno programmi spaziali vedono la struttura come un pesante dazio, che assorbe non meno del 30 per cento del bilancio spaziale dei paesi. Il tutto per una struttura non più così efficiente.
Le ipotesi per il suo futuro sono le più varie: si va dall'affondamento alla «privatizzazione», che consentirebbe uno sfruttamento commerciale della stazione, con positivi effetti anche sulla manutenzione; dalla trasformazione in un hub per il futuro trasporto di materiali sulla luna alla messa in orbita di una o più stazioni stavolta «nazionali».
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