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Mosca, la strategia in due fasi. Attacco massiccio a Kharkiv per poi dilagare nel Donetsk

L'offensiva costringe Kiev a concentrare truppe nella regione sotto assedio sguarnendo i 1.200 chilometri di linea difensiva. Se il fronte cedesse, i russi dilagherebbero nelle aree non ancora conquistate

Mosca, la strategia in due fasi. Attacco massiccio a Kharkiv per poi dilagare nel Donetsk
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Per comprendere gli obbiettivi della manovra a tenaglia lanciata da Mosca all'alba di venerdì a nord e nord est di Kharkiv vanno presi in considerazione tre fattori. Il primo riguarda la consistenza numerica delle forze in campo. Il secondo la disparità degli armamenti. Il terzo elemento è, invece, il tempo necessario a modificare il rapporti di forze determinati dai primi due fattori.

Partiamo dalle forze in campo. I russi grazie alle campagne di arruolamento avviate a fine 2022 schierano in Ucraina circa 400mila uomini. Quel numero rende relative le pur pesanti perdite subite da Mosca in 27 mesi di guerra. Sul lato ucraino, invece, la situazione è drammatica. Fonti non ufficiali della Nato stimano in 90/100mila i morti e i feriti patiti da Kiev. Queste perdite, unite a tassi di diserzione sempre più elevati, stanno praticamente svuotando le trincee. Ormai tutte le unità ucraine dispiegate lungo gli oltre mille chilometri del fronte sono sotto organico. Alcuni battaglioni combattono con appena il 60 o il 70 per cento degli effettivi. E i rinforzi restano lontani. Anche perché l'Ucraina, pur essendo in guerra dal febbraio 2022, ha atteso lo scorso aprile per abbassare dai 27 ai 25 anni l'età limite per l'arruolamento. Tutto questo aiuta a capire il primo obbiettivo dell'offensiva lanciata dai russi sul fronte di Kharkiv. Attaccare a nord e nord est di quella città aprendo una nuova prima linea significa allungare il fronte di almeno cento chilometri. Ovvero rendere ancora più rarefatta la presenza militare ucraina. Il secondo fattore - ovvero la disparità di mezzi - è altrettanto decisivo. Soprattutto se si contano le disponibilità di carri armati e proiettili d'artiglieria. Il pacchetto di aiuti da 61 miliardi che segna la ripresa delle forniture statunitensi a Kiev richiederà ancora due o tre settimane per far sentire i propri effetti. E non contribuirà a sanare né la carenza di proiettili da 155 millimetri, di cui sono a corto anche gli Stati Uniti, né quella dei blindati indispensabili a Kiev per il trasporto delle truppe in prima linea. Dunque per almeno due o tre settimane - e siamo al fattore tempo - gli ucraini continueranno a far i conti con la disponibilità di un solo proiettile d'obice per ogni dieci sparati dalle linee russe russi. E durante lo stesso arco temporale resterà assoluta anche la superiorità russa nel campo dei blindati. Gran parte dei carri armati e dei trasporto truppe di Kiev sono andati perduti durante la fallita offensiva d'inizio primavera. E all'orizzonte non si vedono nuove forniture Nato.

Ma il fattore tempo rende problematico anche compensare i vuoti d'organico sofferti dalle unità ucraine di prima linea. L'addestramento dei coscritti tra i 25 e i 27 anni, reclutati grazie alla nuova legge sulla leva, garantisce l'assoluta superiorità numerica di Mosca per molti mesi. Sulla base di tutto ciò è facile prevedere a cosa punti l'offensiva di Kharkiv. Il primo obbiettivo ha una valenza difensiva. Avanzando a nord e nord est di Kharkiv le truppe di Mosca contribuiscono a creare una zona cuscinetto lungo quella frontiera di Belgorod dove - da oltre un anno - si registrano infiltrazioni di unità ucraine e attacchi alla popolazione civile russa. Ma muovere colonne di carri armati appoggiati da un'incessante fuoco di artiglieria equivale a creare un differenziale strategico. Per evitare la caduta di Kharkiv Kiev dovrà spostare uomini e mezzi da altre zone del fronte. Ma questo agevolerà l'avanzata russa sul fronte di Chasiv Yar, a ovest di Bakhmut, e sulle linee a nord est di Kupiansk.

Su quelle due aree i russi premono da settimane. Ora però i ranghi sempre più esili dello schieramento ucraino rischiano di creare le condizioni ideale per uno sfondamento e una penetrazione in profondità nelle ultime zone del Donetsk ancora sotto controllo ucraino.

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