La moschea a Pisa un pasticcio del Pd

L'Italia si sta auto-islamizzando. E la moschea è diventata un diritto inconfutabile. E si calpesta il diritto dei cittadini a dire "sì" o "no" sulla costruzione

La moschea a Pisa  un pasticcio del Pd

In quest'Italia che si sta auto-islamizzando la moschea è diventata un diritto inconfutabile, mentre si calpesta il diritto dei cittadini a dire «sì» o «no» alla costruzione di una moschea di fronte a casa propria. Succede a Pisa dove ci si appresta a costruire una grande moschea a 400 metri dalla Torre pendente.

Al di là della disputa formalistico-giuridica sull'interpretazione della legge concernente la competenza di un consigliere provinciale ad autenticare le firme raccolte per promuovere un referendum consultivo sulla costruzione della moschea, il cosiddetto «Comitato dei garanti» dell'amministrazione comunale governata dal Pd non può in alcun modo violare il sacrosanto diritto dei pisani a pronunciarsi su una materia cruciale, proprio perché estremamente controversa e contrastata, nonché massimamente vitale proprio perché la moschea è fondatamente percepita come una minaccia alla nostra sicurezza, al nostro decoro urbano, al nostro patrimonio e alla nostra civiltà.

Gettare alle ortiche 2530 firme di cittadini pisani, molte più di quelle richieste, per una «interpretazione restrittiva» della legge, significa sconfessare il diritto sostanziale e offendere la sovranità popolare. Possibile che un sindaco anziché scegliere di stare dalla parte dei propri cittadini si schieri dalla parte degli islamici che, anche se hanno il passaporto italiano, perseguono l'obiettivo di sottometterci all'islam? Sbaglia assai Marco Filippeschi se immagina che a contrastare la moschea sarebbe solo una minoranza «razzista» e «islamofoba» di destra. Non sottovaluti il sondaggio realizzato da Mannheimer che evidenzia come il 57% dei pisani sia contrario alla costruzione della moschea. Quel 57% è trasversale, tra loro c'è anche la sinistra che l'ha votato. Filippeschi impari dai sindaci «rossi» di Bologna, Virginio Merola e prima di lui Sergio Cofferati, che pur essendo stati più che tentati dal costruire una grande moschea, hanno almeno finora desistito perché sono consapevoli che perderebbero il consenso degli stessi elettori di sinistra.

Possibile che Filippeschi non sappia che la grande moschea a Pisa verrà finanziata dal Qatar, il principale sostenitore del movimento estremista dei Fratelli Musulmani? Che il sedicente «imam di Pisa» (nell'islam l'imam è un funzionario religioso di una sola moschea e non di una città), Mohammad Khalil, appartiene all'Ucoii e che l'Ucoii è l'emanazione ideologica dei Fratelli Musulmani? Che il presidente dell'Ucoii, Izzedin Elzir, ha candidamente ammesso in un'intervista a La Stampa il 3 maggio scorso di aver ricevuto 25 milioni di euro dal Qatar per costruire 33 nuove moschee in Italia? È solo un caso che dal 2 agosto la Qatar Airways ha inaugurato un volo quotidiano diretto Doha-Pisa? Che peso ha il fatto che la squadra del Pisa sia stata comprata il 2 settembre dal Fondo d'investimento di Dubai?

In parallelo Filippeschi sappia che le moschee in Italia non dovrebbero proprio esserci, dal momento che l'islam non è una religione riconosciuta non avendo né stipulato un'intesa con lo Stato e non essendo la sharia conforme all'ordinamento giuridico italiano, così come richiesto dall'articolo 8 della Costituzione.

Sappia infine che di fronte a casa nostra le moschee le chiudono o sono sottoposte alla massima sorveglianza perché considerate possibili «covi del terrorismo», che nel contesto della guerra scatenata dal terrorismo islamico globalizzato dovremmo dire «stop» alle moschee e dovremmo smetterla di comportarci come se fossimo più islamici degli islamici stessi.

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