Moschea selvaggia, via libera dei giudici: "La Lombardia limita la libertà di culto"

La Consulta boccia la legge sui luoghi di preghiera. Fontana: «E la sicurezza?»

Moschea selvaggia, via libera dei giudici: "La Lombardia limita la libertà di culto"

La Regione Lombardia esce sconfitta dalla sua battaglia per mettere argine alla nascita di moschee grandi e piccole sul suo territorio. La legge regionale che il centrodestra aveva voluto nel 2005 e ribadito l'anno scorso da ieri perde i suoi due articoli fondamentali, dichiarati illegittimi dalla Corte Costituzionale su ricorso di una piccola comunità islamica di Castano Primo, alle porte di Milano. D'ora in avanti si potranno aprire luoghi di culto anche nei Comuni dove non sono consentiti dal Par, il «piano per le attività religiose» previsto dalla normativa regionale. I vertici lombardi si affrettano a precisare che non si tratta di una deregulation totale, e che i nuovi insediamenti dovranno continuare a rispettare i criteri di sicurezza e di viabilità. Ma è innegabile che la filosofia di fondo della legge chiamata «antimoschee» viene dissolta dalla decisione della Consulta.

Sia la legge regionale che la sentenza di ieri, ovviamente, non parlano solo di moschee, ma in genere di «luoghi di culto». Altrettanto ovvio, però, che nel mirino della Lombardia non ci fosse la proliferazione di chiese cattoliche o templi buddisti, ma soprattutto di strutture islamiche. E che la decisione della Corte Costituzionale costituisca una vittoria soprattutto per le comunità musulmane presenti non solo in Lombardia ma in tutta Italia.

Secondo la sentenza, scritta dal giudice costituzionale Daria De Pretis, la norma sui Par era solo apparentemente una norma urbanistica, mentre in realtà puntava di fatto ad assegnare ai Comuni la il diritto di autorizzare o meno l'apertura di luoghi di culto: e la sentenza paragona questa pretesa alla legge fascista del 1930, che riservava allo Stato il via libera «a templi ed oratori», già dichiarata incostituzionale negli anni Cinquanta. La sentenza di ieri dice che le Regioni e i Comuni hanno pieno diritto di fare pianificazione urbanistica, ma che questa facoltà deve cedere il passo di fronte al diritto sancito dalla Costituzione di ogni cittadino a «professare liberamente la propria fede religiosa».

I giudici costituzionali criticano il fatto che l'obbligo di pianificazione «colpisce solo le attrezzature religiose e non le altre opere di urbanizzazione secondaria, quali per esempio scuole, ospedali, palestre, centri culturali (...) il fatto che il legislatore regionale subordini solo le attrezzature religiose al vincolo di una specifica e preventiva pianificazione indica che la finalità perseguita è solo apparentemente di tipo urbanistico-edilizio, e che l'obiettivo della disciplina è invece in realtà quello di limitare e controllare l'insediamento di (nuovi) luoghi di culto. E ciò qualsiasi sia la loro consistenza, dalla semplice sala di preghiera per pochi fedeli al grande tempio, chiesa, sinagoga o moschea che sia». La legge regionale, concludono, «determina una compressione della libertà di culto senza che sussista alcuna ragionevole giustificazione» dal punto di vista urbanistico.

La sentenza nasce dal ricorso al Tar della Lombardia presentato nel 2017 dalla associazione culturale Madni, che riunisce sessanta famiglie islamiche di origine pakistana, contro il Comune di Castano Primo che aveva dapprima autorizzato e poi bloccato (in base alla legge regionale e dopo le proteste di molti abitanti) i lavori di conversione in mosche di un piccolo fabbricato. Il Tar aveva respinto il ricorso (cui nel frattempo si era associata una realtà ben più grossa, l'Associazione culturale islamica ticinese) ma aveva trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale perché si esprimesse sulla legittimità della normativa lombarda: che ieri viene spazzata via dalla Consulta.

Il governatore lombardo, Attilio Fontana, difende la legge che, dice, «persegue i principi della sicurezza dei cittadini. Era giusto andare avanti con locali che di giorno erano macellerie islamiche e di notte moschee abusive?»

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