Ormai ci siamo, manca davvero poco alla resa dei conti in Aula, e all'interno dell'esecutivo la tensione sale veriginosamente, fra telefonate e conteggi per assicurarsi di avere i numeri necessari e garantire così la sopravvivenza del martoriato governo Conte II. Dal momento che i parlamentari di Udc hanno deciso di negare l'appoggio alla maggioranza giallorossa e restare così insieme al centrodestra, l'obiettivo quota 161 voti al Senato sembra essersi ulteriormente allontanato, ecco perché la necessità di trovare al più presto un sostegno da parte di altri esponenti politici si fa sempre più pressante.
Dal canto suo, Matteo Renzi continua ad apparire molto sicuro di sé. Riunitosi nel corso della giornata di ieri con i parlamentari di Italia viva, ha chiesto ai suoi uomini di astenersi al momento del voto. Una strategia di cui aveva già parlato nei giorni scorsi. "Al Senato i 18 senatori saranno decisivi visto che la maggioranza al momento è tra 150 e 152. Non rispondiamo alle provocazioni e lavoriamo sui contenuti", ha dichiarato l'ex sindaco di Firenze, come riportato da Il Tempo.
In realtà, per accaparrarsi la fiducia, il governo Conte non ha necessariamente bisogno di ottenere quell'ambito 161: sarebbero sufficienti, infatti, alcuni voti in più per manterene in vita il moribondo esecutivo. In questo caso, però, specie a causa dell'astensione di Italia viva, Giuseppi resterebbe ancora sotto scacco da parte di Renzi. Da qui la necessità di trovare una "stampella". Ed ecco che spunta Maie-Italia23, gruppo parlamentare che sosterrà l'attuale presidente del consiglio. Ricardo Merlo, sottosegretario agli Esteri e fondatore del Maie, appare ottimista per quanto riguarda il destino del governo."La fiducia passerà al Senato. Bisogna cercare di fare un governo, crediamo nel progetto politico di Conte: è il progetto giusto per rilanciare l'Italia", ha dichiarato a Rai News 24.
I numeri, ovviamente, si sapranno soltanto lunedì e martedì. Matteo Renzi, intanto, si tiene pronto, e le sue dichiarazioni fanno trasparire una certa disponibilità ad un nuovo dialogo con il governo Conte. "Secondo me senza di noi sono lontani da quota 161 al Senato", ha affermato. E ancora: "Da noi nessuna preclusione, se si parla di contenuti ci siamo". "Basta polemiche, parliamo di sanità, di giovani, di futuro. Torniamo alla politica", ha dichiarato nel corso di un'intervista concessa a Il Corriere. "Noi non abbiamo rotto: abbiamo chiesto risposte su scuole, vaccini, infrastrutture, lavoro. Non le abbiamo avute. Alla fine - con molto dolore - le ministre Bellanova e Bonetti e il sottosegretario Scalfarotto, tre persone straordinarie che fanno politica per servizio e non per interesse, si sono dimesse. Non hanno rotto con Conte: hanno riaffermato la bellezza e la dignità della politica". E se le belle parole dell'ex premier non fossero sufficienti per sedurre la compagine del Pd, che ha deciso di troncare i ponti con Italia viva ("Renzi ha provocato una ferita sanguinante, non si può ricostruiere la stessa coalizione", ha precisato Graziano Delrio a La Stampa), ecco tornare il solito spauracchio dei sovranisti.
"Se Zingaretti insiste a dire no a Italia viva, finisce col dare il Paese a Salvini", ha infatti dichiarato Renzi."È questo ciò che vuole? Conosco le donne e gli uomini del Pd. Dai gruppi parlamentari alle cucine delle case del popolo nessuno vuole regalare il Quirinale ai sovranisti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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