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Le mosse del Pd disperato: rinvio del voto e stop al Cav

Letta tenta di tenere a galla i dem prendendo tempo, per favorire una soluzione istituzionale

Le mosse del Pd disperato: rinvio del voto e stop al Cav

Il Pd, senza numeri e nomi (per il Colle) vuole allungare i tempi per l'elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Ecco l'ultima, disperata, mossa calata dal segretario Enrico Letta per tenere i dem dentro la partita per il Quirinale. Più i tempi si allungano, più salgono le quotazioni della carta istituzionale (Mattarella bis o Draghi) per uscire dallo stallo.

Letta, per mettere in pratica il suo piano, spera in un aiutino da parte del presidente della Camera Roberto Fico (tra i pochi nei Cinque Stelle rimasti fedeli al leader Giuseppe Conte), che avrà l'ultima parola sull'organizzazione e sul calendario delle votazioni.

La candidatura del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi non c'è ancora sul tavolo. Ma basta l'ipotesi per spedire nel panico i vertici del Nazareno. Il nome del Cavaliere manda in escandescenze il capogruppo dem alla Camera Debora Serracchiani che sbrocca: «Salvini fermi la corsa di Berlusconi» dice la dem in un'intervista a La Stampa.

Ecco la seconda mossa: la richiesta - in una lettera inviata al presidente Fico e al presidente del Senato Elisabetta Casellati - di garantire il voto in sicurezza vista l'emergenza Covid: «È un'esigenza primaria per evitare che proprio nel cuore delle istituzioni possano venirsi a creare ulteriori focolai, finendo così con innalzare in modo surrettizio i quorum previsti dalla nostra Costituzione, ponendo dubbi sulla regolarità del voto», scrivono Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, capigruppo del Pd alla Camera ed al Senato, nella lettera.

L'obiettivo del Pd è chiaro: prendere tempo. Piazzare ostacoli lungo la corsa per l'elezione del prossimo capo dello Stato. Allungare i tempi e favorire una soluzione istituzionale.

Nel Pd la situazione è fluida. Una linea compatta non c'è. Le varie anime sembrano giocare tutte una partita a sé. Il segretario Letta, non lo dice apertamente, è per la soluzione Draghi: il trasloco dell'ex numero uno della Bce da Palazzo Chigi al Quirinale farebbe scivolare il Paese verso le elezioni anticipate. Letta scanserebbe la mina di un congresso. Per la soluzione Draghi è schierato anche Goffredo Bettini, che però non ha presa sui gruppi parlamentari. Il ministro della Cultura Dario Franceschini gioca le sue carte: con Draghi al Colle, Franceschini punta alla guida di un esecutivo Pd-M5S-Iv. Ambizione che si scontra con il piano di Letta di andare al voto. Sul tavolo c'è chi avanza la proposta di votare Mattarella sin dal primo scrutinio. E sul Mattarella bis sono schierati anche i Giovani Turchi. Contro l'opzione Draghi c'è il gruppo dem vicino al ministro del Lavoro Andrea Orlando, che però non ha un candidato.

Il caos in casa Pd fa gongolare Renzi: «Alla fine Letta verrà da me per decidere la strategia sul Colle», avrebbe confidato il leader Iv ai suoi fedelissimi.

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