Indotto auto, uno schiaffo da 70mila posti

"Quella di Strasburgo, cioè lo stop ai motori termici dal 2035, è una decisione scellerata che porterà a un fortissimo impatto sull'occupazione europea e, più specificamente, italiana"

Indotto auto, uno schiaffo da 70mila posti

«Quella di Strasburgo, cioè lo stop ai motori termici dal 2035, è una decisione scellerata che porterà a un fortissimo impatto sull'occupazione europea e, più specificamente, italiana. L'intera filiera della riparazione indipendente, che solo nel nostro Paese occupa 350mila lavoratori, è a questo punto messa a grave rischio»: quello lanciato da Andrea Taschini, senior advisor di Bain, è un nuovo allarme, tra i tanti già lanciati da più parti, sugli effetti negativi previsti dopo il voto di ieri dell'Europarlamento.

Se si guarda alla solo industria automotive, quella legata alla produzione di componenti che non serviranno per l'auto elettrica, «sono ben 70mila i posti di lavoro a rischio nel settore», puntualizza Gianmarco Giorda, direttore di Anfia (Associazione della filiera italiana automotive). Che aggiunge: «Visto che l'auto a batteria, a oggi, non è in grado di compensare la perdita di posti, non basta costruire colonnine di ricarica o altri componenti. Servono, piuttosto, azioni per portare in Italia pezzi di filiera legati alla produzione di batterie per le auto elettriche».

Sono dunque passate per lo più inascoltate e sottovalutate le preoccupazioni espresse, ormai da mesi, sull'impatto che la scelta unilaterale dell'Ue sul «tutto elettrico» arrecherà alla filiera automotive e, soprattutto, agli operatori più vulnerabili.

A giocare a sfavore è anche il fatto che chi avrebbe potuto scombinare i piani «gretini» si è mosso in grave ritardo, mentre gli stessi costruttori hanno accettato passivamente scelte prese sulle loro teste, per poi rendersi conto dei problemi annessi.

I sindacati, da parte loro, hanno chiesto al ministro allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, la convocazione immediata del «Tavolo Automotive». Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl: «Non è più rinviabile una politica attendista sul mettere in atto risorse e investimenti che consentano la trasformazione industriale del settore e, soprattutto, la sua sostenibilità sociale.

Se vogliamo evitare contraccolpi gravissimi, in termini di licenziamenti e la distruzione di un settore industriale fondamentale per il nostro Paese, il governo deve rendere disponibile per le imprese del settore, da subito, gli investimenti previsti di 8 miliardi e insediare un apposito Comitato scientifico che indirizzi le politiche di vantaggio nei comparti strategici della mobilità del futuro».

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