Mps torna in utile ma il titolo cola a picco

Dall'inizio dell'anno perso il 47,4%. Pressing Bce sulla fusione

Camilla ContiMilano Il Monte dei Paschi torna in utile dopo cinque anni ma non può permettersi di festeggiare. Non solo perché il titolo della banca senese ieri ha lasciato sul terreno un altro 7,88% a 0,65 euro portando così il calo dell'ultimo mese a un -47,4 per cento. Ma anche perché ancora non si vede all'orizzonte il salvatore che la tirerà definitivamente fuori dalle secche.La ridda di voci continua a incalzare su papabili sposi ma le combinazioni circolate finora - in primis le nozze con Ubi o a tre via Bpm ormai avviata all'altare col Banco veronese dopo avere incassato anche la benedizione del Tesoro - sembrano più dei pressing del governo Renzi che ipotesi concrete. Anche perché l'ultima parola spetterà comunque alla vigilanza unica europea, ovvero alla Bce di Mario Draghi. Nelle ultime settimane da Francoforte è stata chiesta un'accelerazione per risolvere il problema e che ormai si sia arrivati al redde rationem lo dimostra anche un dettaglio emerso dalla riunione della Fondazione Mps di giovedì scorso: i vertici di Palazzo Sansedoni attendono infatti per inizio febbraio il via libera del Tesoro al nuovo Statuto dove c'è ancora scritto che l'ente deve lavorare per mantenere i vertici e la direzione della banca a Siena. Però «c'è da chiedersi, e se lo è chiesto dibattendo la deputazione generale, se sia sempre un obiettivo realistico, o se andava magari attenuato», ha commentato il presidente Marcello Clarich. Aggiungendo che «se oggi si dovesse scrivere uno statuto da zero, ragionevolmente, a nessuno verrebbe in mente quel tipo di forma». Segno che una fusione, qualunque essa sia, si fa sempre più vicina.Intanto, però, a Borsa chiusa ieri da Siena sono stati comunicati i risultati preliminari esaminati dal cda che era stato anticipato proprio per lanciare un messaggio rassicurante al mercato e dimostrare che la banca che la può ancora fare. L'utile netto di circa 390 milioni al 31 dicembre (dopo la perdita di 5,4 miliardi del 2014) tiene conto della nuova contabilizzazione del derivato Alexandria imposta dalla Consob che ha dato un beneficio di 500 milioni. Al netto di questo effetto, dunque, il risultato dell'anno è negativo per 110 milioni anche a seguito di poste straordinarie come la chiusura proprio dell'operazione Alexandria e il contributo al Fondo di risoluzione. Diminuiscono, inoltre, i crediti verso la clientela (-7% a 111,4 miliardi) e la raccolta diretta (-3% a 119,3 miliardi). La banca segnala comunque un calo dei crediti deteriorati nel quarto trimestre di circa 600 milioni (sono circa 47 miliardi quelli lordi registrati a fine anno).

Escludendo la cessione di circa 1 miliardo realizzata a dicembre, ala variazione trimestrale dello stock lordo delle sofferenze è di circa 400 milioni, registrando il valore più basso degli ultimi otto trimestri. L'approvazione dei risultati di bilancio 2015 è comunque prevista per il 5 febbraio.

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