«Stanno facendo di tutto per tenerci chiusi. Altro che incentivi per ripartire! Se le cose restano così l'unica convenienza per molti sarà di restare fermi!» Gianluigi Cimmino, amministratore delegato di Pianoforte Holding, il gruppo che include Yamamay, Carpisa e Jaked, è preoccupato. E non soltanto per la sua impresa. «A preoccupare è tutto il tessuto produttivo e sociale - dice - destinato progressivamente a mancare». Con duemila dipendenti (ma con l'indotto le persone coinvolte superano le seimila unità), due stabilimenti e centinaia di punti vendita, l'impero di Cimmino è tra le eccellenze del tessile (tra l'altro nello stabilimento di Gallarate vengono ora prodotte mascherine sia a uso interno che per ospedali e uffici della zona).
Cosa non sta funzionando?
«Non funziona niente. Non sono arrivati i soldi ai lavoratori, niente finanziamenti per le imprese. Le banche sono schiacciate dal peso della burocrazia per le domande di prestiti. E soprattutto mancano regole certe».
Altre regole?
«Nella nostra Costituzione è garantita la libertà d'impresa. Ma ora servono nuove norme. Uno scenario del genere deve spingere il legislatore a nuove norme per consentire che il diritto alla libertà di impresa venga garantito».
Qualche esempio?
«Da imprenditore dico che dovrebbero esserci agevolazioni concrete. E invece siamo stati abbandonati a pagare tasse, bollette e mutui mentre negli altri Paesi governi e Regioni sostenevano le aziende in difficoltà con finanziamenti a fondo perduto, via bonifico e a zero burocrazia».
L'emergenza sanitaria, però, condiziona pesantemente qualsiasi cosa. Anche il commercio.
«Ci hanno lasciato soli anche in questo senso. Abbiamo investito milioni di euro per sanificare tutti gli ambienti di lavoro e i negozi. Anche per noi la salute dei lavoratori e dei clienti viene al primo posto. Però ora devono farci lavorare. Si arriva a un paradosso che francamente non vorrei vedere».
Quale?
«Che all'imprenditore venga chiesto un grandissimo sforzo finanziario per sanificare e che visto nell'impossibilità di sostenerlo accetti di restare chiuso perché, alla fine, con gli ammortizzatori sociali, sarebbe meno doloroso».
Di questo passo si assisterebbe alla desertificazione del tessuto produttivo.
«Appunto. Le faccio l'esempio di chi sta anche peggio di noi. Con tutti questi condizionamenti sanitari gli albergatori eviteranno proprio di assumere gli stagionali e rimarranno fermi. Sarebbe per loro forse più semplice. Possibile che il governo non pensi di fare qualcosa in merito?»
Una bella prospettiva.
«Forse è proprio quello che vogliono quelli che stanno a Palazzo Chigi.
D'altronde tra loro c'è chi spinge per il reddito universale e per la decrescita felice. Insomma sembra proprio che vogliano spingere all'immobilismo. Ma se i soldi non girano, se non si torna a produrre, il rischio che questo sistema Paese vada al collasso è più che concreto».
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