Multe per chi tiene il cane alla catena. E ora c'è il carcere per i maltrattamenti

Il testo introduce sanzioni più severe per combattimenti e traffico di cuccioli. E nuove aggravanti per sevizie o torture davanti alla telecamera o diffuse in rete

Multe per chi tiene il cane alla catena. E ora c'è il carcere per i maltrattamenti
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In Italia nessuno ha mai fatto un giorno di carcere per aver maltrattato un animale, e dire che - come diceva Gandhi - «grandezza e progresso morale di una Nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali».

Ma da oggi, con l'approvazione in via definitiva del cosiddetto «ddl Animali», prende corpo la speranza che si schiudano le porte del carcere per chi commette crimini contro gli animali, «esseri senzienti», capaci di provare emozioni e dolore. E tali vengono finalmente riconosciuti, grazie a questa legge, tanto che il titolo del IX bis del Codice penale è passato da «Dei delitti contro il sentimento dell'uomo verso gli animali» a «Dei delitti contro gli animali», tutelando, dunque, non più il sentimento dell'uomo ma direttamente l'animale in quanto soggetto. La nuova legge prevede pene più severe per maltrattamenti, uccisioni, sevizie, abbandoni, combattimenti, traffico di animali.

L'inasprimento delle pene arriva a prevedere, oltre a una multa fino a 60mila euro, condanne fino a quattro anni per i casi più gravi, per cui non ci sarà la grazia della sospensione. E se dinanzi a un'uccisione, magari giunta dopo sevizie, la pena è comunque blanda, come rileva qualche associazione, rappresenta di fatto un passo avanti importante per i diritti degli animali che prima non erano nemmeno contemplati quali soggetti vittima di un reato. Il testo pone fine anche all'assurdità dell'affidamento dell'animale al proprietario a cui era stato sequestrato.

SEVIZIE E ABBANDONI

Chi maltratta un animale rischia dai 6 mesi ai due anni di reclusione e una multa tra i 5mila e i 30mila euro. In caso in cui l'animale venga ucciso la pena va dai 6 mesi ai tre anni di reclusione, con una multa dai 5mila ai 30mila euro, pena che lievita sia nella condanna, che arriva a un massimo di quattro anni, sia nella multa, che arriva fino a 60mila euro «se il fatto è commesso adoperando sevizie o prolungando volutamente le sofferenze dell'animale». Altra novità introdotta riguarda l'uccisione e il danneggiamento di animali altrui che ora diventa perseguibile d'ufficio e la pena prevista è la reclusione da uno a quattro anni. Inasprite le pene anche per l'abbandono con reclusione fino a un anno e ammenda da 5mila a 10mila euro, importo che può aumentare se l'abbandono avviene su strada e si prevede anche la sospensione accessoria della patente di guida da 6 mesi a un anno.

STOP AI COMBATTIMENTI TRA CANI

Per chi organizza combattimenti tra animali è prevista la reclusione da due a 4 anni e una multa da 50mila a 160mila euro, che, fuori dal concorso, per chi organizza o effettua scommesse, scendono da 3 mesi a due anni e la multa da 5mila a 30mila euro. La novità importante introdotta è che quest'ultima misura riguarda anche chi partecipa a qualsiasi titolo. Per gli eventi con sevizie e strazio è previsto il carcere da 4 mesi a due anni e una multa da 15mila a 30mila euro. Per il traffico di cuccioli sono previsti dai 4 a 18 mesi di reclusione e una multa da 6mila a 30mila euro. Inoltre, ai soggetti abitualmente dediti ai delitti di combattimenti, manifestazioni vietate e traffico di cuccioli saranno applicate le misure di prevenzione previste nel codice antimafia.

MAI PIÙ CANI ALLA CATENA

La legge estende il divieto vigente solo in alcune regioni. Sono previste sanzioni tra cinquecento e cinquemila euro.

PIÙ POTERI ALLE ASSOCIAZIONI

Le associazioni potranno impugnare giudizi cautelari e presentare appello e istanza di riesame di sequestri preventivi e probatori e l'autorità giudiziaria potrà affidare alle associazioni animaliste riconosciute dal ministero della Salute gli animali sequestrati, a fronte di una cauzione che sarà decisa dal giudice.

AGGRAVANTI GENERICHE

Per tutti i reati sono poi

previste le aggravanti generiche con aumenti di pena fino a un terzo se i fatti sono commessi in presenza di minori, oppure nei confronti di più animali, e se il fatto è diffuso attraverso strumenti informatici e telematici.

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