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Multe da coprifuoco, il rischio ricorsi. "Poca chiarezza, il decreto fa acqua"

L'avvocato Sandri: "Sono divieti generici e quindi inapplicabili" Nel mirino la clausola sul ritorno a casa e le autocertificazioni

Multe da coprifuoco, il rischio ricorsi. "Poca chiarezza, il decreto fa acqua"

Milano. I lombardi e i campani e trasformati in tante Cenerentole, costretti a tenere d'occhio l'orologio per fuggire dalla festa (e dal bar, dal ristorante, dal teatro) prima che scocchino le undici di sera. Solo un'ora in più, fino alla tradizionale mezzanotte, per i cittadini del Lazio. Poi tutti a casa, fino alle cinque del mattino. Ma lo scenario disegnato dai decreti delle tre Regioni rischia di andare a sbattere contro una valanga di ricorsi di cittadini multati: «E saranno ricorsi vittoriosi - assicura l'avvocato milanese Mauro Sandri, già protagonista delle bataglie contro il lockdown della primavera scorsa - perché tutti questi decreti difettano di un requisito essenziale per qualunque norma: la chiarezza, la precisione che faccia capire bene al cittadino cosa può o non può fare. Sono divieti generici, e come tali inapplicabili».

Nel mirino c'è la norma, comparsa in extremis nel decreto lombardo, che consente di compiere senza incorrere in sanzioni il tragitto dal locale a casa anche dopo l'orario del coprifuoco. In sostanza, basta uscire dal ristorante alle 23, e poi avviarsi verso la propria abitazione. Ma chi stabilisce la velocità dell'andatura e il tragitto da percorrere? «Sono valutazioni inevitabilmente arbitrarie - spiega Sandri - che rendono inapplicabili i decreti. Oltre ad essere devastanti per il sistema economico, questi divieti sono impossibili da ottemperare». Che consiglio darebbe a un nottambulo impenitente fermato in flagrante dai vigili? «Fare ricorso. Le contravvenzioni sono tutte nulle perché il provvedimento che sta alla loro base è viziato».

A rendere problematica la applicazione concreta dei decreti-coprifuoco c'è anche il sistema delle autocertificazioni, già sperimentato con esiti incerti in primavera, e che viene reintrodotto ora: per essere esonerati dalle nuove regole sarà necessario compilare il modulo unico nazionale, emesso dal ministero degli Interni e valido fin da subito in tutte le tre regioni, e in seguito nelle altre che dovessero allinearsi. Ma mentre Campania e Lazio indicano ai propri abitanti il modulo del Viminale, la Lombardia ha diffuso anche un proprio modulo che differisce da quello nazionale per un dettaglio chiave. Tra le giustificazioni compare inseme ai motivi di salute e di lavoro anche il «rientro presso il proprio domicilio»: e qui si riapre l'incertezza sul percorso (libero? obbligato?) da seguire verso casa.

Una situazione confusa, come si vede, resa ancora più critica dalla pesantezza delle multe previste: dai 400 ai 3.000 euro, e sempre che il nottambulo non sia un quarantenato, altrimenti (come ricorda il modulo) scatta la denuncia penale. La botta economica per chi verrà colto a spasso rischia di essere robusta: anche se la sanzione si limitasse al minimo, quell'ultimo ammazzacaffè bevuto senza guardare l'orologio rischia di essere veramente amaro.

«Lo deve capire - dice l'avvocato Sandri - anche il legislatore: misure di questo genere non possono lasciare spazi di discrezionalità agli organi di repressione».

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