Europa

Il muro di Bruxelles contro il governo Meloni. "Ora tagliate il debito, cambiate il catasto e dimenticate la flat tax"

Bruxelles alza il muro contro l'Italia. E i mattoni sono facili da reperire: gli squilibri economici del nostro Paese sono stati utilizzati come un'arma per convincere il governo Meloni ad "adeguarsi" ai diktat della Commissione europea

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Bruxelles alza il muro contro l'Italia. E i mattoni sono facili da reperire: gli squilibri economici del nostro Paese sono stati utilizzati come un'arma per convincere il governo Meloni ad «adeguarsi» ai diktat della Commissione europea. Alla quale le politiche dell'attuale esecutivo non piacciono per nulla. Di qui una lista di «suggerimenti» da adottare: la riforma del Fisco dovrebbe lasciar perdere la flat tax e introdurre un patrimoniale per garantire equità. A questo proposito servirebbe adeguare gli estimi catastali ai valori di mercato, mentre le concessioni pubbliche, a partire da quelle balneari, andrebbero messe a gara quanto prima.

È chiaro che le Raccomandazioni di primavera, presentate ieri dal vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e dal commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni, si inseriscono nella discussione tra Roma e Bruxelles sia sulla rimodulazione del Pnrr che nella denuncia di alcuni eccessi del Green Deal (che ieri il Parlamento Ue ha parzialmente bocciato). Ultima ma non meno importante la diatriba sulla ratifica del Mes che vede l'Italia unico Paese a non aver ancora aderito alla riforma del trattato istitutivo.

Ma andiamo con ordine e vediamo quali siano le «mancanze» messe in evidenza ieri dalla Commissione. Immancabile il riferimento ai conti pubblici in rosso. In Francia, Italia e Finlandia, si legge nel documento, «il debito lordo delle amministrazioni pubbliche non ha rispettato il parametro di riferimento per la riduzione del debito. Ciò fornisce una prova, a prima vista, dell'esistenza di un disavanzo eccessivo sulla base del criterio del debito in questi tre Stati membri». Considerata l'incertezza delle prospettive macroeconomiche, la Commissione ha già annunciato che «non proporrà l'apertura di nuove procedure per i disavanzi eccessivi», ma tra un anno torneranno e «gli Stati membri dovrebbero tenerne conto durante l'esecuzione dei bilanci per il 2023 e la preparazione dei bilanci per il prossimo anno», ha avvertito Dombrovskis. Stesso discorso sul deficit. Insomma, la manovra 2024 dovrà essere improntata alla prudenza e la parte investimenti andrà dirottata sul Pnrr proprio per non incidere sul disavanzo. A questo proposito Gentiloni ha specificato che il costo dei sostegni di emergenza per l'Emilia-Romagna sarà valutato come «misura una tantum e temporanea» e l'Italia dovrebbe inoltre avere accesso al Fondo di solidarietà.

Resta, tuttavia, una questione tutta politica che vede nella commissione von der Leyen (che oggi visiterà le zone alluvionate dell'Emilia Romagna) il principale avversario politico del governo Meloni. Le raccomandazioni sconfessano il lavoro dell'attuale esecutivo e danno la sensazione che l'Italia a Bruxelles non sia «benvenuta» ma «tollerata».

Nell'ambito della riforma fiscale, si legge nel testo, «c'è il potenziale per aumentare le entrate da altre fonti meno dannose per la crescita, come la proprietà, l'Iva e l'autorizzazione all'uso dei beni costieri demaniali, al fine di ridurre il carico fiscale sul lavoro in un modo neutrale per il bilancio». C'è anche «margine per migliorare la concezione delle tasse ambientali, che, nonostante entrate relativamente elevate, non promuovono sufficientemente la transizione verso tecnologie più pulite», prosegue la Commissione aggiungendo che «è importante affrontare una sfida di lunga data che non è inclusa nella legge delega, vale a dire i valori catastali in gran parte obsoleti». Nulla di nuovo: è quello che dicono tutte le principali istituzioni: abbassare l'Irpef aumentando l'Iva, le patrimoniali (a partire dalla casa) e le tasse sulle emissioni di CO2. Bruxelles, però, va oltre affermando che «è cruciale preservare la progressività del sistema, ridurne la complessità, aumentare gli incentivi per il lavoro e assicurare che sia neutrale per il bilancio». Insomma, la flat tax non s'ha da fare. Analogamente, bisogna implementare «procedure competitive efficaci per l'assegnazione di licenze per la gestione di strutture marittime» per evitare «una significativa perdita di entrate». Bruxelles non ci è molto amica.

Ora si può dire.

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