«Quello che ci conforta è stata la capacità di Donald Trump di reagire. Colpendo la Siria di Bashar Assad ha lanciato un messaggio al mondo. Ha fatto capire che non si possono superare alcune linee rosse. E questo avrebbe dovuto esser già stato fatto molto tempo fa». Ofer Sachs, 45 anni, ambasciatore d'Israele in Italia da settembre, dopo 5 anni a Bruxelles come responsabile delle relazioni economiche con la Ue, non gira intorno all'ostacolo ed esprime il suo compiacimento per i 59 missili con cui Trump ha colpito la Siria. «La posizione di Israele sulla Siria è molto chiara spiega - lasciamo alle grandi potenze come Stati Uniti, Russia e Ue le soluzioni per stabilizzare l'area e ci limitiamo ad agevolare i loro sforzi. Esistono però delle linee rosse assolutamente invalicabili. La prima è l'utilizzo di armi chimiche. La seconda è la presenza di personale iraniano in Siria e Libano. Israele non può accettare situazioni che rappresentano una diretta minaccia alla sicurezza dei suoi cittadini».
Non esistono, però, prove concrete che quelle armi chimiche siano state utilizzate dal regime di Damasco...
«A noi risulta che Bashar Assad sia senza alcun dubbio l'unico responsabile di quell'attacco».
Ma da dove è arrivato quel gas?
«Dagli arsenali di Damasco».
Non sono stati distrutti nel 2014?
«Evidentemente l'accordo non è stato rispettato. La questione dirimente è anche morale. Non possiamo restare a guardare un dittatore che massacra il suo popolo. Non possiamo considerarlo l'interlocutore con cui negoziare il futuro della Siria».
Il rischio è un caos simile a quello iracheno o libico...
«Scegliere tra il male e il peggio non mi sembra moralmente accettabile».
«Non vogliamo che la situazione in Siria finisca con la sconfitta dell'Isis». La dichiarazione del generale Herzy Halevi, capo della vostra intelligence militare ha fatto discutere. Che significa?
«Riteniamo che sconfiggere l'Isis in Siria non significhi decretarne automaticamente la scomparsa perché risorgerà da un'altra parte. Per questo è inesatto considerare Bashar Assad un antidoto efficace allo Stato Islamico».
Per il rischio terrorismo avete bloccato quel confine egiziano dove avete già costruito un muro anti-migranti.
«La sicurezza è fondamentale. Quel muro è stato costruito per arginare l'arrivo di decine di migliaia di rifugiati provenienti dall'Africa. Accoglierli tutti per un Paese di otto milioni di abitanti è impossibile. E poi c'è il rischio di infiltrazioni terroristiche. Voi in Europa non avete voluto vedere il problema, ma il rischio seppur marginale - esiste e va considerato».
Il presidente russo Vladimir Putin è il miglior alleato di Bashar Assad, ma anche un vostro interlocutore.
«È una relazione complessa, ma è indubitabile esiste una relazione molto forte tra noi e la Russia. E lo dimostra il numero d'incontri, molti dei quali legati alla sicurezza, tra i leader israeliani e quelli russi».
Putin è stato più veloce di Trump nel riconoscere Gerusalemme come capitale. Trump fin qui l'ha solo promesso...
«Sul tempismo russo nulla da eccepire, ma il riconoscimento di Gerusalemme come effettiva capitale d'Israele è già avvenuto. Le delegazioni diplomatiche si spostano quotidianamente da Tel Aviv a Gerusalemme per incontrare i responsabili del governo israeliano. Quindi Gerusalemme è già la capitale di fatto dello Stato d'Israele».
Matteo Renzi prima del referendum ha scritto ai residenti italiani a Gerusalemme, ma sulla busta ha scritto Palestina invece di Israele. Eppure dice di esser vostro amico...
«È stato un errore banale frutto
delle interminabili sfide sull'argomento con i vicini dell'Autorità Palestinese. Alla fine però mi sembra che la maggior parte degli italiani concordi sull'idea che la sola capitale d'Israele è, e sarà sempre, Gerusalemme».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.