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"Il museo per Graziani? È un omaggio ai caduti"

Il sindaco di Affile contro la condanna di apologia di fascismo per il sacrario dedicato al generale

"Il museo per Graziani? È un omaggio ai caduti"

Roma - Quel museo non s'aveva da fare. È un'offesa all'ordine costituito, uno sfregio alla suprema carta, un'onta troppo grande per la democrazia di questo Paese diviso, che nessuno si prende la briga di ricucire. Conviene giocare di sponda, approfittando delle sue fratture, per un briciolo di visibilità. Così il sindaco di Affile, Ercole Viri, e due assessori sono stati condannati per apologia del fascismo. Il corpo del reato è un museo di 36mq, intitolato al generale Rodolfo Graziani e finanziato con i soldi della Ragione Lazio. Viri non è stupito.

Si aspettava una condanna?

«Sì certo, una condanna scritta prima del processo. Le basti pensare che i vandali che hanno imbrattato il museo, presi in flagranza di reato, sono stati assolti perché il fatto non sussiste. E che il procuratore capo di Tivoli ha voluto assumere il ruolo di pubblico ministero chiedendo due anni di carcere, la confisca del bene e 15mila euro di risarcimento all'Anpi. Ci mancava solo l'ergastolo. Questo è il clima in cui è maturata la sentenza».

Alla fine «solo» 8 mesi di reclusione...

«Vero, però noi non abbiamo commesso nessun reato. Oltre all'apologia del fascismo, ci avevano contestato 6 o 7 capi d'imputazione. Siamo riusciti a smontare tutto in pochissimo tempo perché la carte parlano chiaro, per l'apologia del fascismo, invece, non parlano le scartoffie, parlano le idee. E chi ci ha condannati pensa che stiamo ricostruendo il partito fascista».

Verso lo «piscoreato»?

«Non penso di esagerare se dico che siamo le prime vittime della proposta di legge Fiano, una proposta di legge impantanata al Senato che già produce i suoi effetti nefasti».

Si sente una vittima?

«No, sono sereno e fiducioso. Punto all'assoluzione in Appello o per lo meno in Cassazione. Troveremo prima o poi un giudice non comunista in Italia, no? Sono sicuro che nelle aule di giustizia esiste ancora qualcuno che non è politicizzato».

L'Anpi gongola.

«Lo credo, loro si mantengono così, predicando l'odio. Adesso gli dovremo dare 8mila euro per danni morali. E si andranno a sommare al milione di euro che, nel 2017, sono riusciti a spillare allo Stato».

Perché proprio Graziani?

«Perché è il più grande concittadino mai nato, un soldato pluridecorato. Ancora oggi, sfogliando la Treccani, si legge: Il più giovane colonnello dell'Esercito italiano. A chi avremmo dovuto intitolare il museo del soldato di Affile se non a lui?».

Cosa risponde a chi vorrebbe abbatterlo?

«Che dovrà passare sul mio cadavere prima di riuscirci. Lì dentro ci sono le medaglie dei soldati affilani, cimeli della seconda e della prima guerra mondiale, fotografie, uniformi, c'è anche la medaglia di mio nonno che ha combattuto in Africa. Non è un omaggio al fascismo, ma il sacrario della memoria collettiva di questo territorio».

I suoi concittadini, in effetti, l'hanno premiata

«Nel 2013 Zingaretti scrisse una lettera a tutti gli affilani facendo leva su questa storia per boicottare la mia candidatura. Ho replicato inviandogli un telegramma di ringraziamento. Il contributo che ha dato alla mia rielezione è stato determinate: ho preso il 65,7% dei voti.

La prossima volta saranno ancora di più».

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