Mutilazioni e cadaveri esposti in piazza. L'illusione dei "tale-buoni" è già finita
26 Settembre 2021 - 07:39Gli attuali padroni del Paese cercano consensi con la sicurezza. A Herat uccisi ed esibiti quattro rapitori. "Nessuno ci sfidi"
Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Dopo le accattivanti promesse iniziali accompagnate dalle infondate illusioni di tante «anime belle» occidentali i presunti «tale-buoni» sono pronti a riesibire la loro antica natura. A 24 ore dalle dichiarazioni su un possibile ritorno a mutilazioni ed esecuzioni pubbliche ecco i primi cadaveri appesi nelle piazze. Una messa in mostra indispensabile per dimostrare l'efficienza dell'Emirato e la sua capacità di garantire ordine e sicurezza.
La lugubre esibizione è andata in scena a Herat, il capoluogo occidentale che fino a giugno ospitava il comando italiano. A innescarla hanno contribuito le bande criminali protagoniste, da settimane, di rapimenti ed estorsioni. Ieri, poche ore dopo l'ennesimo sequestro di un uomo d'affari e del figlio, i talebani hanno fermato i quattro malfattori e li hanno crivellati di colpi. I loro corpi caricati sul pianale di un mezzo della polizia sono stati prima esibiti in giro per la città e, subito dopo, appesi a quattro gru in altrettante piazze di Herat. «Tutti i rapitori - ricordava un cartello appeso ai cadaveri - faranno la fine di costoro». Un concetto ribadito dal vice governatore Mawlawi Shir Ahmad Muhajir pronto a ricordare che la messa in mostra dei cadaveri servirà da «lezione» per gli altri criminali. «Siamo l'Emirato Islamico e nessuno - ha sottolineato - deve permettersi di sfidarci. D'ora in poi nessun rapimento sarà più permesso». Un concetto non dissimile da quello esposto, ventiquattr'ore prima, dal ministro delle prigioni Nooruddin Turrani che - da ex responsabile della polizia religiosa durante il primo Emirato - ha auspicato un ritorno a mutilazioni ed esecuzioni pubbliche. «Il taglio delle mani è indispensabile per garantire la sicurezza», ha detto Turrani spiegando che il governo studia la riedizione delle vecchie pene e l'eventuale loro applicazione in luoghi pubblici per moltiplicarne l'effetto deterrente. «Nessuno deve permettersi di spiegarci quali devono essere le nostre leggi. Seguiremo l'Islam - ha spiegato Turrani - e scriveremo i nostri codici in base al Corano».
Il veloce ritorno al passato dei talebani è ovviamente dettato anche da ragioni politiche. Non potendo garantire né libertà né benessere possono solo promettere, come già vent'anni fa, il mantenimento di una rigorosa e impeccabile sicurezza. Un tema peraltro assai caro all'opinione pubblica afghana. Negli ultimi vent'anni la corruzione e il disinteresse delle forze di sicurezza, impegnate quasi esclusivamente nella lotta ai talebani, ha lasciato mano libera alle organizzazioni criminali. Per i talebani il ritorno al taglio di mani e piedi e alle esecuzioni pubbliche è un modo per conquistare facili consensi in quelle grandi città dove i furti e le rapine rappresentano un'incognita quotidiana.
E alla conquista del cuore e della mente di una popolazione fin qui assai scettica nei confronti dei nuovi vincitori punta anche la decisione di denunciare alla Corte Internazionale i crimini di guerra commessi dagli americani e dai loro alleati. «Abbiamo raccolto tutti i dati sui bombardamenti di ospedali, di abitazioni civili e di sale da matrimonio, oltre ad altri crimini di guerra, messi a segno dagli americani e dai loro alleati, Italia compresa, dal 2008 al 2017 e li abbiamo inviati al Tribunale dell'Aja - spiegava a Il Giornale giorni fa il ministro dell'informazione della provincia di Kandahar Noor Ahmad Said - ora attendiamo solo che aprano un'inchiesta.
Vogliamo che quei crimini vengano risarciti e i loro responsabili condannati».
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